30 aprile 2010

TREVISO, FA LO SCIOPERO DELLA FAME PER PAGARE I DIPENDENTI


Il cliente non lo paga e lui non riesce a pagare stipendi e contributi ai suoi 4 dipendenti. In tutto 14.000 euro. Così un giovane imprenditore del trevigiano, Matteo Portalupi, farà lo sciopero della fame fino a quando il cliente non avrà saldato il debito.

Matteo Portalupi, titolare della Gobbo Servizi, 36 anni, trevigiano di Badoere, dal 26 aprile ha piantato le tende all’interno della sede dell’impresa debitrice, l’azienda di trasporti Brusutti a Tessera, per la quale ha lavorato fino a febbraio. Portalupi è proprietario di una decina di autobus, con cui effettua trasporto pubblico. «Ho lavorato per Brusutti fino a febbraio - racconta - mi era stato affidato un appalto che consisteva nel trasporto 24 ore dei dipendenti di Trenitalia (dai macchinisti alla polizia ferroviaria), dal deposito dei locomotori di Marghera fino alla stazione di Mestre, servizio svolto per mezzo di una navetta. Il servizio è cessato un paio di mesi fa, ma avanzo ancora 17 mila euro per diverse mensilità non retribuite, denaro che mi viene promesso da settimane ma che non ho ancora visto nonostante le parole. Sono soldi per me fondamentali per pagare i dipendenti, anche perché se facessi sciopero mi accuserebbero di interruzione di pubblico servizio e andrei dentro». Il titolare dell’azienda, infatti, non paga gli stipendi ai suoi dipendenti da gennaio e ha così accumulato 14 mila euro di debiti. Non solo: “Questo mese sono già in ritardo con i pagamenti di una settimana”. Il giovane imprenditore inoltre è in attesa di 115 mila euro dalla Provincia di Treviso, per la quale effettua servizio pubblico, collegando con corse giornaliere Castelfranco a Zero Branco. “La Provincia a sua volta – spiega – deve incassare i soldi dalla Regione, una volta approvato il bilancio. Ogni anno il finanziamento ritarda ad arrivare e le aziende di trasporti come la mia, ma la stessa cosa vale per tutte le altre, si trovano in queste condizioni”. “I 17 mila euro di Brusutti sono fondamentali – precisa – perché senza non posso saldare il debito con i lavoratori, ed a quel punto la Provincia mi dirà che non ho pagato i contributi ai lavoratori e mi farà chiudere. È un sistema di scatole cinesi, in cui ci rimetto io che da mesi non percepisco un euro per cercare di garantire lo stipendio ai miei dipendenti: l’anno scorso sono stato pure senza riscaldamento per lo stesso motivo”.
tratto da www.controlacrisi.org

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