02 luglio 2010

Scattano gli aumenti di Irpef e Irap per Lazio, Campania, Calabria e Molise


ROMA - Promessa mantenuta. I cittadini e gli imprenditori delle quattro Regioni che non hanno rispettato i piani di rientro dal deficit sanitario pagheranno più tasse. Più Irap per artigiani, commercianti e imprese (0,15 punti percentuali) e più Irpef (0,30). Non ce l'hanno fatta Lazio, Campania, Molise e Calabria. C'era anche l'Abruzzo, ma il terremoto, probabilmente, l'ha esclusa. Ci hanno provato, le Regioni, a rimettere a posto i conti della Sanità e in qualche caso il miglioramento s'è visto (a parte il Molise). Ma non è stato sufficiente. Così l'Agenzia delle entrate ha avvertito che sta calcolando il valore delle addizionali che sarà conosciuto a novembre e che le maggiorazioni si applicheranno per tutto il 2010.

Un periodo nero per le Regioni, con la manovra economica che taglia loro i fondi (4 miliardi nel 2011 e 4,5 nel 2012) e il federalismo fiscale che incombe dall'alto e che, come sostiene il Presidente della Conferenza che le riunisce, Errani, "è ancora molto lontano dall'essere chiaro". Per ora i governatori attendono di incontrate il premier. Una richiesta ribadita ieri "con forza" durante una riunione straordinaria. Con il premier all'estero i governatori hanno portato a casa un appuntamento con il presidente del Senato Schifani. E il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto non promette nulla sull'incontro col Cavaliere. "Valuteremo", ha dichiarato.

Il problema è sempre lo stesso. "Non è possibile che l'80% dei tagli imposti dalla manovra - ha ribadito Errani - ricadano sulle autonomie locali". Nessuno mette in dubbio che "la spesa vada ridotta", ma ci vuole più equità. Una posizione condivisa anche dal Carroccio. Luca Zaia, governatore del Veneto, non vuole chiudere il dialogo con il governo, "ma proprio il governo spesso e volentieri ci mette in difficoltà".

Toni fermi, ma più morbidi di quelli usati nei giorni scorsi perché il pericolo da evitare, avverte il presidente della Conferenza, è "che il confronto, anche aspro, scivoli in una qualunquistica delegittimazione" e nel discredito delle istituzioni. Dito verso sulla manovra dunque, ma anche sul federalismo fiscale. Il documento sulla riforma presentato da Tremonti non soddisfa né il centro sinistra né parte del centro destra. Durissimo il commento di Romano Colozzi, coordinatore degli assessori al bilancio della Conferenza e assessore alla regione Lombardia. "La parte introduttiva di quel testo - ha dichiarato Colizzi - l'ho trovata semplicistica, inesatta e offensiva. Non vorrei che certi atteggiamenti fossero anticipatori di una visione da "mani libere"".

Non solo. I numeri del documento presentato da Tremonti, ha aggiunto, "confermano ciò che diciamo sulla manovra, ossia che i 4,5 miliardi tagliati alle Regioni sono quelli del federalismo fiscale e che con questo taglio non ci sono più". Anche l'Ugl esprime dubbi. "Non vorremmo - ha dichiarato il segretario Giovanni Centrella - che il federalismo fiscale si traducesse in una pioggia di tasse e tariffe a carico dei cittadini". Scettica la Cgil con Susanna Camusso. "Cosa vuol dire fare il federalismo in un Paese in cui si stanno tagliando miliardi alle Regioni, tagliando cioè le risorse e le possibilità di governo di un territorio".
da controlacrisi.org

Nessun commento:

Posta un commento

I vostri commenti sono molto graditi a patto che non arrechino offesa. In caso contrario i commenti non saranno pubblicati. Dopo aver inserito il commento nella finestra sottostante sarà necessario validarlo introducendo il codice visualizzato di volta in volta. Tutti i commenti sono soggetti ad approvazione.