23 luglio 2010

Trento:partorisce e le tolgono il figlio perchè povera


Il fatto di essere in difficoltà economiche non ha consentito ad una giovane madre di abbracciare il figlio appena nato. Aveva da poco dato alla luce il piccolo.

La sua situazione è difficile: il suo reddito mensile è di soli 500 euro, ma la giovane trentina ha rifiutato la possibilità di abortire e scelto non solo di portare a termine la gravidanza, ma di tenere con sé il bambino e crescerlo.

Una scelta coraggiosa. Consapevole di quanto sia difficile crescere un figlio in una situazione economica precaria, la ragazza ha chiesto un affido condiviso, una procedura che consente a genitori in difficoltà di farsi aiutare da un’altra famiglia nell’allevare il bambino.

Il Tribunale di Trento, però, ha deciso diversamente: senza nemmeno interpellarla, ha dato il via alla procedura di adottabilità. Come se il piccolo fosse stato abbandonato dalla madre alla nascita. La mamma ha immediatamente chiesto di parlare con i giudici, ma è stata ricevuta solo a distanza di un mese. Il giudice ha avviato una perizia sulle capacità genitoriali della madre. La madre verrà “studiata” per mesi per accertarsi che sia in grado di rivestire il ruolo di genitore e solo di fronte al giudizio finale del tribunale potrà riabbracciare suo figlio. Una procedura solitamente riservata a casi gravi, come violenze domestiche. Va sottolineato che la donna non ha mai avuto episodi di tossicodipendenza ed è assolutamente incensurata. L’unico motivo per cui le hanno tolto il bambino sono le sue limitate risorse economiche.

Il caso è stato reso noto oggi dallo psicologo Giuseppe Raspadori, consulente tecnico di parte del Tribunale, che attacca il meccanismo con cui i giudici dei minori applicano la sospensione della potestà genitoriale. “La giovane, senza problemi di tossicodipendenza e con un reddito mensile di 500 euro, nonostante le fosse stata proposta la sospensione della gravidanza, ha scelto di partorire chiedendo un affido condiviso per il bimbo che momentaneamente non sarebbe stato in grado di mantenere”, dice il dottor Raspadori. “A questo punto però il Tribunale ha dato avvio alla procedura di adottabilità, levandole il figlio alla nascita. Dimostrando come in alcuni casi la giustizia sa essere davvero tempestiva”.

Solo dopo un meseprosegue Raspadorila giovane si è potuta incontrare con il giudice, il quale ha deciso di avviare una perizia sulle capacità genitoriali della madre. Una beffa, perché in questo modo la ragazza, cui è stato sottratto il diritto di essere madre dal primo momento, rivedrà il proprio figlio solo dopo otto mesi, con buona pace della fase primaria dell’attaccamento, con relativo allattamento e svezzamento, e della giustizia per il minore”.

Sabrina Ferrante

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