11 settembre 2010

P3, "Berlusconi è Cesare" L'Idv: "Deve dimettersi"


Dopo le rivelazioni sulla deposizione di Martino scoppia la polemica. Orlando: "Istituzioni in pericolo". Cicchitto: "Gli arresti servono per forzare gli indagati a parlare"

ROMA - "Cesare-Berlusconi, il vice-Cesare dell'Utri e la sua cricca piduista vadano a casa", così il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando commenta la deposizione di Arcangelo Martino che ha detto ai pm che il "Cesare" venuto fuori nelle intercettazioni sui loschi affari della P3 sarebbe proprio il premier. "Le istituzioni democratiche - ha continuato Orlando - e la stessa Costituzione sono in pericolo. Dalle ultime rivelazioni di alcuni organi di stampa sull'inchiesta della nuova P2 emerge, infatti, un quadro gravissimo, eversivo e inquietante. Il presidente del Consiglio, il senatore Dell'Utri, l'ispettore del ministero Miller, il sottosegretario alla giustizia Caliendo, il coordinatore Verdini e l'ex sottosegretario Cosentino, con affaristi e imprenditori senza scrupoli, non solo avrebbero fatto pressioni sulla Consulta per il lodo Alfano, ma anche sulla Cassazione per sistemare la causa da 450 milioni di euro fra la Mondadori e lo Stato. In un paese normale - conclude orlando - si sarebbero già dovuti dimettere tutti".

La polemica nasce dalla notizia secondo cui il nome in codice 1 Cesare usato al telefono dai componenti della "cricca" era effettivamente rivolto al premier. Arcangelo Martino, arrestato assieme a Flavio Carboni e Pasquale Lombardi per la presunta associazione segreta P3, avrebbe spiegato ai pm il suo ruolo nel 'gruppo di potere occulto' e rivelato che il nome in codice si riferirebbe a Silvio Berlusconi e che il "vice-Cesare" delle intercettazioni sarebbe il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri.

Martino avrebbe inoltre ammesso che, nelle riunioni a casa del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si sarebbe discusso effettivamente del destino del lodo Alfano alla Corte Costituzionale e della causa milionaria tra la Mondadori e lo Stato. E avrebbe riferito anche di compravendite di voti che si sarebbero svolte in senato per far cadere il governo Prodi nella scorsa legislatura.

Per l'avvocato Renato Borzone, difensore di Flabio Carboni, le dichiarazioni di Martino fanno invece parte di un "circo mediatico" molto prevedibile. "Come ampiamente prevedibile - ha detto - dopo che la Cassazione ha annullato l'ordinanza del Tribunale della Libertà, riprendono le indiscrezioni sull'inchiesta nel tentativo di stampellarla in qualche modo. La notizia del cosiddetto "pentimento" dell' imprenditore Martino, fatta filtrare ad arte all'indomani della decisione della Cassazione, conferma, al di là del gioco di specchi tra procura e gip, che la vera ragione della custodia cautelare degli indagati contrasta con le norme del codice di procedura penale, che vietano che il carcere preventivo sia contemplato per esercitare pressioni sugli indagati a rendere dichiarazioni".

Una dichiarazione alla quale si è attaccato subito il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. "A proposito della inchiesta sulla cosiddetta P3 - ha detto Cicchitto - le dichiarazioni dell'avvocato su Arcangelo Martino sono molto inquietanti perché oramai è evidente che c'è una ulteriore ipotesi che riguarda l'arresto ed è quella di forzare le dichiarazioni dell'imputato".
da repubblica.it

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