18 novembre 2010

Ardea, due storie di ordinaria esclusione sociale



«Sfrattati da casa per le figlie disabili»

Tamanti: esclusa dal voto al consiglio scolastico QUESTA è una storia che riguarda due mamme, costrette a subire gli effetti dell’esclusione sociale sul territorio di Ardea. E poco importa che una delle due sia anche segretaria di un partito politico, quello di Rifondazione comunista. Visto che in questa vicenda lei, Barbara Tamanti, è protagonista e vittima perché ha un’unica colpa, quella di essere madre di una ragazza disabile. Il filo che lega la sua storia con quella di un’altra donna di Tor San Lorenzo, a rischio sfratto dall’appartamento in cui vive in affitto per l’unica colpa di avere due figlie con disabilità grave, è proprio la mancata integrazione nella società delle persone diversamente abili, un fatto ad Ardea testimoniato in più occasioni da spiacevoli episodi. Barbara Tamanti lo dice senza pensarci due volte: «Sembra che la colpa sia nostra, perché abbiamo messo al mondo figli disabili, e non delle istituzioni che sono totalmente incapaci di garantire l’inclusione di queste persone nella società». Il fatto che ha scatenato la polemica non è poi gravissimo, ma rappresenta il sintomo di una situazione che le famiglie con figli disabili vivono da sempre sul territorio. Riguarda il fatto che BarbaraTamanti non ha potuto partecipare alla votazione per eleggere i rappresentanti del consiglio d’istituto della scuola media Virgilio di Tor San Lorenzo, quella frequentata dalla figlia. «Era un mio diritto ed avrei voluto farlo perché credo in questo organismo – spiega ma non mi è stato possibile perché non ho ricevuto, contrariamente a tutti gli altri genitori, alcuna comunicazione. Questa - sottolinea Tamanti è solo l’ultima di una serie di dimenticanze che avvengono per il semplice fatto che mia figlia non può appuntare le circolari come fanno tutti gli altri bambini e la scuola non si interessa di far arrivare gli avvisi ai genitori». Anche qui il discorso torna sempre al principio, l’inclusione mancata. La vicenda della famiglia a rischio sfratto è raccontata sempre da lei, Barbara Tamanti. «Li mettono sotto sfratto – spiega – perché al momento della firma del contratto d’affitto non avrebbero comunicato che avevano due figlie con gravi disabilità e accusano la famiglia di aver fatto perdere l’affitto di un appartamento vicino per ‘i suoni’ emessi dalle ragazze, che però purtroppo neanche parlano. Un fatto gravissimo – denuncia – davanti al quale mi chiedo come possa un legale firmare un atto di questo tipo, chiaramente discriminatorio».
Stefano Mengozzi
da Latinaoggi

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