13 gennaio 2011

Il dossier segreto su Alemanno


Ecco perché la giunta è stata azzerata.

Giovedí 13.01.2011 14:35



Gianni Alemanno

di Fabio Carosi

Una telefonata improvvisa e poi un appuntamento in un bar di piazzale Ostiense, a pochi passi dall'Ufficio che fino a pochi giorni or sono era occupato dall'assessore Sergio Marchi.
Al riparo da occhi indiscreti un manager delle aziende dei trasporti, protagonista di due anni e mezzo di governo di centrodestra, sceglie Affaritaliani.it per rendere pubblico un documento da lui redatto che sintetizza nomi e cognomi, situazioni, rapporti di potere, intrecci con l'imprenditoria e la politica nazionale.

Insomma,
due anni e mezzo di gestione dei trasporti romani, la grande abbuffata delle assunzioni e degli appalti facili che ha messo in crisi il sindaco e la sua giunta.
La conversazione che serve ad illustrare i contenuti del memoriale, si apre con una premessa: “Sono quello che si potrebbe chiamare un pentito e ho scritto questo documento perché disgustato da ciò che è accaduto. Dovevamo cambiare le cose, aprire una nuova fase, invece c'è stata solo una grande abbuffata”. Ovvio che il pentito chiede di celare l'identità. Questo il testo integrale nel quale gli acronimi sono stati sostituiti con i nomi. Lui è il sindaco Giovanni Alemanno.

All'inizio Lui sui trasporti non c'era e non c'è mai entrato per i primi 8 mesi. Fin dalla campagna elettorale dell'inizio del 2008 la materia dei trasporti era stata affidata dallo stratega Andrea Augello a Vincenzo Piso per gli aspetti politici e ad Alessandro D'Armini per gli aspetti tecnici. Vincenzo Piso, Fabio Rampelli e Marco Marsilio nelle politiche del 2008 raggiunsero però (inaspettatamente) il Parlamento e così dopo lunghi e lunghi ripensamenti la scelta dell'assessore ai trasporti cadde su un consigliere insignificante (eletto con 1800 voti), originariamente vicino ad Adolfo Urso e poi battitore libero. Precisamente Sergio Marchi.

La squadra iniziale sui trasporti vedeva quindi lo stratega Andrea Augello coordinatore di tutti, Vincenzo Piso responsabile delle cose, nonché mazziere che dava le carte, l'assessore al Bilancio Ezio Castiglione che guardava i conti ed i numeri, Sergio Marchi assessore ai trasporti e Alessandro D'Armini direttore. In questa squadra c'era forte sintonia tra Ezio Castiglione, Andrea Augello e Alessandro D'Armini e da qui cominciarono le prime sofferenze di Vincenzo Piso. (Sergio Marchi insignificante, non sapeva di quello di cui parlava).

Vincenzo Piso, da sempre molto vicino a Lui, cominciava a riferire dell'evolversi della situazione, ed ecco spuntare 2 nomi che affiancheranno d'ora in poi la squadra su tutte le cose, ognuno per la propria parte. Adalberto Bertucci sui trasporti e Riccardo Mancini sulle infrastrutture e sui grandi progetti e sulle cose dove c'è la ciccia. Con l'andare degli eventi gli anelli deboli della catena inevitabilmente di legano e si alleano fin da subito, facendo accordi con chi da tempo aveva le mani in pasta ed era abile a gestire certe situazioni: Sergio Marchi con Gioacchino Gabbuti e Adalberto Bertucci con lo zoccolo duro della Trambus e cioè Tullio Tulli e Norberto Raponi.

La riforma del trasporto pubblico locale e la proposta di riassetto ed unificazione delle aziende va avanti come originariamente avviata dalla squadra iniziale ed arriva in giunta. Contemporaneamente parte il Piano Strategico della Mobilità sostenibile: siamo alla fine del 2009, inizio 2010.

Nel primo trimestre Lui comincia ad occuparsi – si far per dire – del trasporto ed arrivano piano piano alcuni volti nuovi, o meglio stravecchi ma con un nuovo vestito. Il primo è Roberto Grappelli, soprannominato “Francesco Gaetano Caltagirone che cammina” che viene messo a fare il presidente. Il secondo è Massimo Tabacchiera, frutto dell'accordo preelettorale con lo stratega dopo la lite con Walter Veltroni. Cerca subito spazio, chiama al suo fianco Antonio Cassano e comincia ad appropriarsi del riassetto (delle aziende, ndr) definendo la proposta portata avanti “una vera e propria cagata”. Contemporaneamente Gabbuti capisce che deve fare un passo indietro e si va ad occupare di patrimonio (Atac patrimonio, ndr). A questo punto Sergio Marchi si affida sempre più a Massimo Tabacchiera e ad Antonio Cassano. Arriva in scena mogio mogio il terzo, Enrico Sciarra che, forte dell'accordo politico che quella vecchia colpe di Francesco Aracri – suo sponsor e compagno di merende dei primi anni di governo della Regione Lazio ha fatto con Lui per le regionali, entra prepotentemente in campo e pur collocandosi nell'agenzia spazia.

Siamo nella primavera del 2009 e seppur in un altro settore inizia a imperversare Franco Panzironi. Ad un anno dall'insediamento c'è il primo significativo ritiro: se ne va dall'oggi al domani Ezio Castiglione e lascia l'assessorato chiave del Bilancio. I motivi? Chiarissimi. Aveva trovato la strada per risanare il debito sacrificando un'intera società, Risorse per Roma, (la vera fabbrica del non fare), ristrutturando e dando dignità ai servizi dell'Ama, unificando le aziende del trasporto, riducendo i dirigenti, contenendo le spese, bloccando tutte le assunzioni, imponendo con chiare direttive un rigido conto economico al quale ottemperare. Tutti ormai, i volti nuovi soprattutto, gli tiravano la giacchetta e lui non c'è stato. Ha preso e se n'è andato.

La squadra iniziale perde colpi. Ezio Castiglione non c'è più, Andrea Augello è indaffarato dalla politica nazionale e trascura sempre più quella locale che lascia completamente in mano a Lui. Anche Vincenzo Piso sente la responsabilità del nuovo ruolo affidatogli di coordinatore del Pdl e perde sempre più lucidità. Anche Alessandro D'Armini da tecnico viene pian piano tenuto fuori e non più chiamato sulle vicende importanti del settore.
Insomma, siamo ormai all'estate del 2009 e comincia quel caos indiscriminato dove parlano, tutti decidono tutti, si incazzano tutti, si fanno riunioni di ogni tipo e genere senza concludere assolutamente nulla. Sergio Marchi si affida completamente a Massimo Tabacchiera ed Antonio Cassano e si innamora sempre di più di Stefano Giovenali, stringe rapporti ancor più forti con Adalberto Bertucci e comincia quel percorso di un anno (estate 2009-estate 2010) che è stato quello in cui si è fatta carne da macello.

A fine anno viene sacrificato un altro pezzo che sembrava dovesse assumere un grande ruolo nella nuova azienda. Si tratta di Roberto Grappelli (con tanto di benservito a Francesco Gaetano Caltagirone) che perde la presidenza della nuova Atac e viene relegato ad Ogr (Officina Grandi riparazioni, ndr), quelle fantomatiche officine dalle quali dovrebbero uscire i treni. Tutto questo perché un altro potente del Pdl romano, Fabio Rampelli, rivendica un posto importante per Luigi Legnani (ex presidente Ferrovie Nord, ndr), che viene da Milano a fare però il presidente fantasma che si guarda intorno e non si cura di niente e di nessuno. E così durante le feste 2009-2010 avvengono i grandi giochi e le scelte definitive sulla struttura della nuova grande azienda del trasporto romano che si ritrova formalmente costituita a fine gennaio 2010 in modo da diventare quel grande carrozzone da oltre 13 mila persone. Dei parenti, amici, amici di amici, cubiste, tronisti ed escort si è parlato sin troppo ed è noto a tutti. Il risultato è purtroppo uno solo: il progetto iniziale che certamente rispecchiava e si richiamava a quel cambio di passo, a quel salto di qualità tanto auspicato, è miseramente fallito”. Tutte le persone citate, hanno ovviamente la possibilità di replicare all'indirizzo roma@affaritaliani.it.


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