20 gennaio 2011

RIPORTIAMO A CASA I NOSTRI SOLDATI


Non c’è spazio per il dubbio. La morte del giovane alpino Luca Sanna, la 36sima vittima dal 2004, e le gravi condizioni in cui versa il suo commilitone Luca Barisonzi, ci sbatte in faccia la verità in tutta la sua crudezza ma ci anche indica la via da seguire. Anche Luca, che quella realtà la conosceva bene, aveva capito che qualcosa era profondamente mutato rispetto alla sua prima missione: sentiva il pericolo e lo aveva raccontato alla sua famiglia. E’ nelle sue parole la verità e la ragione per la quale è tempo di venire via, è tempo che i nostri soldati tornino a casa. In Afghanistan c’è una guerra e, circostanza ancor più grave, c’è un cambio di strategia negli attacchi verso gli italiani. E’ una tecnica terribile, crudele ed inesorabile che sfrutta cinicamente la disponibilità, militare ma soprattutto umana, dei nostri soldati verso la popolazione e verso i compagni di avventura con la bandiera e la divisa afgana. Così è morto Luca, ingannato da un uomo vestito con l’uniforme dell’Esercito nazionale afgano che si era presentato agli italiani chiedendo aiuto per sistemare un’arma inceppata. E’ stato colpito a morte mentre il suo compagno rimaneva gravemente ferito e l’assalitore si dava alla fuga sulle colline. In un quadro così profondamente mutato, i nostri soldati non sono preparati né attrezzati ad affrontare la situazione ed una nuova velenosa e più sottile azione di guerra. Sarebbe ridicolo se non drammatico continuare a chiedere ai nostri soldati di svolgere il ruolo di costruttori di pace e di stabilità in un teatro di guerra. Per questo, sono incomprensibili le parole del ministro della Difesa, Ignazio La Russa che, ancora oggi, sostiene che la situazione è preoccupante ma non sfuggita di mano ed invece di valutare con profonda il ritiro dei nostri soldati, parla semplicemente di nuove idee e indirizzi per sollecitare le necessarie contromisure adeguate. Noi chiediamo il ritiro immediato dei nostro contingente perché in Afghanistan non vi è più una missione di pace. Torneremo se e quando ci saranno garanzie in tal senso. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni. Promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Lo dice la nostra Costituzione. Per questo, mai come ora, l’unica strategia possibile è quella dell’immediato ritiro. E’ tempo di tornare a casa.
di Massimo Donati

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