Regione, implosione a destra. Storace minaccia, l'Udc ci pensa
INSIDE. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it nella direzione post elezioni de La Destra sarebbe emersa l'ipotesi di uscire dalla maggioranza. Alla base lo schiaffo di Ardea col candidato della Polverini che per 30 voti ha preso il seggio agli storaciani e l'assenza di una strategia comune. Chi sono i falchi e chi le colombe. Ma anche nel partito di Casini con l'uscita dal Terzo Polo, dà il via libera al “tagliando della maggioranza”. La presidente sotto accusa per la gestione di sanità e rifiuti ma anche per la ricandidatura di Alemanno che nessuno dei due partiti vuole. E c'è chi sussurra la fine anticipata della legislatura per il gran salto di Renata al parlamento
di Fabio Carosi
Pace armata almeno sino al ballottaggio, poi per Renata Polverini e forse anche per Gianni Alemanno, saranno dolori. E seri. Si parte dalla Regione Lazio, regno indiscusso di Renata che ha trasformato una conquista del centrodestra in un ducato a sua immagina e somiglianza. Almeno è questa l'accusa che parte da un pezzo della maggioranza, precisamente da La Destra che, proprio giovedì, ha tenuto una prima riunione esecutiva per l'analisi del voto e per definire le strategie. Ma anche nell'Udc sale la tensione.
Partiamo dalla riunione de La Destra. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it e che nessuno dei partecipanti ha voluto direttamente confermare, sia Ciccio Storace che Roberto Buonasorte sarebbero pronti all'addio. Uno strappo violento per marcare la distanza da una presidente accusata di avere un “io politico ipertrofico”, a tal punto da non vedere più gli alleati come partner di una strategia di governo, ma come sudditi.
I nodi venuti al pettine sarebbero sempre gli stessi: la qualità dei rapporti ormai ridotta ai minimi termini, le modalità con cui sono stati affrontati i temi strategici di sanità e rifiuti e, infine, lo schiaffo di Ardea. I beni informati hanno raccontato che Francesco Storace, per far onore al suo stile schietto e diretto, durante l'analisi del voto abbia fatto risuonare più volte sul suo telefonino l'mp3 con la voce di Gigi Proietti che racconta la storica barzelletta del Cavaliere Rosse e del Cavaliere nero che si conclude con la battuta romanesca “che al Cavaliere Nero non bisogna rompergli le scatole”. E questo perché la sconfitta di Ardea non pesa tanto sul piano politico quanto su quello della rappresentanza. Nel centro a pochi chilometri da Roma, La Destra c'era con una propria lista ma c'era anche quella della Presidente che per 30 voti ha tolto il consigliere agli storaciani che hanno mostrato una performances niente male, passando dai 600 voti circa delle regionali ai 760 della scorsa settimana. E la beffa della presidente non è piaciuta al Cavaliere Nero che ha citato Gigi Proietti per far capire che la pazienza è agli sgoccioli. Ufficialmente la Direzione del partito è stata unitaria, ma al suo interno è toccato all'assessore Teodoro Buontempo recitare il ruolo della colomba, evidenziando come la presenza nella Giunta sia comunque un'occasione politica. Dalle bocche dei falchi, invece, è risuonata più volte l'ipotesi di uscire, lasciare, mandare a bagno la presidente, anche perché in una coalizione di uomini forti, il disastro di Ardea per mano di Renata non è chiaramente un messaggio gradito.
Moderati ma non per questo meno grintosi, gli “amici” dell'Udc. Ma verso “il centro” l'atmosfera è un po' diversa. Sempre secondo i bene informati nel partito di Pierferdinando Casini, ormai in uscita dal Terzo Polo, l'unico ad avere un canale aperto con la presidente sarebbe il vice Luciano Ciocchetti. Per gli altri, sarebbe già scattato il via libera, secondo uno stile meno spigoloso de La Destra, ma pur sempre fermo nelle decisioni. Tra i tanti “così non si può andare avanti” e un paio di “quella qualcuno prima o poi la strangola”, la profezia di oltre un anno fa del “senatore regionale” Rodolfo Gigli pare si stia sempre più avvicinando. Proprio ad Affaritaliani.it il già presidente e pluriassessore profetizzò che Renata “prima o poi sarebbe rimasta una donna sola al comando”. Ciocchetti a parte, il resto del gruppo consiliare mugugna e sogna di andare via sia per motivi nazionali, “si apre una nuova fase per i moderarti” che per quel collante che teneva insieme anime diverse come i cattolici ex democristiani di Casini con l'ex capo dell'Ugl: un semplice programma, al quale più d'uno ha chiesto di fare il tagliando.
E il momento in cui qualcuno alzerà il cofano per dare uno sguardo al motore della Regione è vicino. I Motivi? Il solito “cerchio magico” che circonda la presidente, i problemi col territorio, la sanità e i rifiuti ma anche l'ambiguità delle relazioni col sindaco di Roma. Qui Udc e La destra hanno fatto blocco comune: nessuno dei due è favorevole alla ricandidatura di Gianni Alemanno.
E la Polverini? Da tempo si mormora che la presidente abbia voglia di mollare tutto e tuffarsi nell'avventura parlamentare, approfittando della possibilità di una vita più breve del Governo Monti. Per ora le prove tecniche di presenza nazionale le ha fatte con le amministrative dove sono stati investiti molti dei solidi dei rimborsi elettorali ricevuto con la sua elezione. I fermenti di Udc e La destra potrebbero dare lo spunto per rimandare tutti alle urne e, soprattutto, togliersi diversi problemi irrisolti: a partire dal caos del commissariamento della sanità, dove il fallimento è palese.
Gira che ti rigira, se la coalizione si dovesse sfasciare potrebbe essere una gentilezza nei confronti della “signora”.
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