09 agosto 2009

SEI ARRESTI PER LA DISCARICA ALL'AMIANTO

Sebbene sulla vicenda la Procura stia mantenendo un riserbo particolarmente rigoroso, l'indagine avrebbe messo in luce una vera e propria rete a livello nazionale di cui avrebbero fatto parte gli indagati arrestati, la notizia è stata diffusa dai maggiori organi di informazione nazionali e locali.

Da il Messaggero di sabato 08/08/09 - Litorale - Cronaca locale

un estratto dagli articoli di Andrea Palladino e Moira Di Mario

Dopo due anni di indagini sono state arrestate sei persone e per altre tre è stato stabilito l'obbligo di dimora, per un presunto traffico illecito di amianto verso la discarica della Ecologia srl, in Via Valle Caia, a Pomezia. Gli arresti riguardano un funzionario dell'Enea, finito in carcere; un altro tecnico Enea e un funzionario della Regione, entrambi ai domiciliari; le titolari della società di Pomezia, Marina Pinzari e Silvana Mattei e un mediatore campano (sempre ai domiciliari). Obbligo di dimora invece per i tre titolari delle società del nord Italia Covecom e Bonifiche ambientali.
L'accusa per i titolari delle imprese è di aver immesso nella discarica amianto in forma sfusa, proveniente dalla bonifica del sito ex Nuova Sacelit, in provincia di Messina. La Procura ha inoltre ipotizzato il reato di corruzione nei confronti di Vittorio Rizzo e Claudio De Cecco, ingegneri dell'Enea e componenti della commissione tecnica della struttura commissariale per la gestione dei rifiuti della Regione, e di Paolo Petricca, funzionario regionale in servizio presso la stessa struttura.

Secondo l'accusa il materiale avrebbe dovuto essere accolto dall'unica discarica in Italia in grado di smaltire in sicurezza l'amianto friabile - in grado, cioè, di disperdere facilmente le fibre killer - che si trova a Collegno, vicino Torino. Lo smaltimento presso la discarica di Pomezia avrebbe portato ad un illecito risparmio di considerevole entità.


il Comune di Pomezia si è costituito come parte offesa quando poco più di un anno fa i carabinieri del Noe hanno proceduto al sequestro a Valle Caia. il sindaco Enrico De Fusco, sta valutando la possibilità di presentare una nuova istanza alla Procura di Velletri e crescono le richieste di una bonifica del sito.

Intanto l'assessore all'ambiente, Stefano Arciero, sta aspettando i risultati delle analisi sui campioni prelevati dall'Agenzia regionale di protezione ambientale il 28 luglio, quando andò a fuoco la discarica e con essa i teloni che coprivano l'amianto.

Sebbene dieci giorni fa gli esperti della Asl non abbiano ritenuto necessario evacuare la zona perché l'amianto è ignifugo, il rischio che le polveri (la parte più pericolosa) si siano propagate nell'aria e depositate sul terreno è alto. Soprattutto perché in quell'impianto sarebbe stato conferito amianto in polvere.

I cittadini insomma vogliono sapere cosa hanno respirato in questi anni e soprattutto negli ultimi dieci giorni. «Piacerebbe saperlo anche a noi che ci siamo sempre battuti contro quella discarica -spiega Giancarlo Lanzone, presidente di Fare Verde di Pomezia - ma non siamo mai riusciti a dialogare con il precedente assessore all'ambiente. Questa amministrazione ha dimostrato di non avere a cuore né l'ambiente, né la salute dei cittadini. Per questo siamo soddisfatti dell'intervento della Magistratura».

Intanto ieri mattina la vice sindaco, Rosa Alba e l'assessore Arciero avevano già trovato un paio di aziende disposte ad accogliere l'amianto di Pomezia «in caso - ha detto Rosa Alba - la Procura ci chieda di bonificare l'area».


RASSEGNA STAMPA:
Corriere della Sera - Cronaca di Roma - Amianto: arresti a Pomezia
06 blog.it - Amianto in forma friabile nella discarica
Il Tempo - Scandalo sull'amianto
Il Tempo - Adesso Pomezia è in rivolta