Difesa del territorio, della biodiversità e della salubrità dei prodotti sono le caratteristiche del lavoro delle donne in agricoltura
di Tiziana Bartolini
È Presidente Nazionale di 'Donne in Campo' dal 2007, l’Associazione delle donne della CIA (Confederazione italiana agricoltori), è anche alla guida di un’azienda zootecnica e ogni anno sono circa 1200 i bambini che vanno in visita con il progetto "Scuola in fattoria". Intervistiamo Mara Longhin in vista della Conferenza nazionale che si tiene a Roma il 9 febbraio.
Quali sono state le finalità per cui è nata 'Donne in Campo' e quali quelle attuali?
Come ci ricorda il Parlamento Europeo con una Risoluzione del 12 marzo 2008 sulla situazione delle donne nelle zone rurali dell'Unione europea, “l’integrazione della dimensione di genere nel settore rurale costituisce una strategia chiave non soltanto per promuovere l’uguaglianza tra donne e uomini bensì anche per la crescita economica e lo sviluppo rurale sostenibile”. La stessa Risoluzione invita gli Stati membri a “promuovere l’imprenditorialità femminile, a sostenere le reti imprenditoriali di donne, ad assistere/formare modelli o alleanze di imprenditrici e ad ideare iniziative miranti a migliorare lo spirito imprenditoriale, le abilità e le capacità delle donne nelle zone rurali e favorirne l’inserimento negli organi direttivi di imprese e associazioni”. L’Associazione Donne in Campo da anni opera in tal senso anticipando essenzialmente tali indicazioni, ma anche per adeguare la legislazione nazionale ed europea ai principi delle pari opportunità tra donne e uomini, migliorare la professionalità delle imprenditrici e contribuire allo sviluppo delle loro imprese ed alla sicurezza del loro lavoro. Altre finalità sono quelle di operare una efficace azione di formazione, informazione, divulgazione ed assistenza tecnica oltre a rappresentare le istanze delle donne dell’agricoltura a tutti i livelli di partecipazione democratica e molto altro ancora.
L'agricoltura in Italia, oggi, è un comparto sufficientemente remunerativo?
L’agricoltura oggi soffre una crisi profonda. Gli imprenditori agricoli sono stretti da costi opprimenti e da un crollo dei prezzi praticati sui campi e con redditi in caduta libera (meno 25,3% negli ultimi dodici mesi). La legge Finanziaria non ha dato alcuna risposta su questi problemi e il 2010 rischia di trasformarsi in una nuova debacle per le imprese. L’Associazione Donne in Campo, a fianco della Confederazione Italiana Agricoltori, è fortemente mobilitata su questi temi.
Se non si interviene da subito con misure incisive e coraggiose con nuove e propulsive politiche, infatti, c’è il fondato pericolo che migliaia di aziende agricole siano costrette a chiudere. L’anno scorso hanno cessato l’attività più di 30mila. Le imprese femminili, inoltre, sebbene dai dati Unioncamere si configurino come maggiormente resistenti alla crisi, sono imprese di dimensioni minori e hanno quindi bisogno di maggior sostegno, dal credito a diverse forme di incentivo.
L’Associazione Donne in Campo ritiene che il sostegno e il rilancio delle aziende agricole femminili sul territorio italiano sia un elemento fondamentale dello sviluppo economico del Paese. Per questa ragione la nostra mobilitazione proseguirà a fianco della CIA perché arrivino risposte valide dalle istituzioni che non possono ignorare ulteriormente la gravità della situazione.
Le donne nell'agricoltura, in Italia, possono fare la differenza?
Quello agricolo è uno dei settori produttivi dove il tasso di femminilizzazione è più alto. Circa il 30% per cento delle imprese agricole, infatti, è a conduzione femminile.
L’ingresso delle donne da protagoniste nel mondo agricolo ha portato con sé una serie di fenomeni positivi. L’arte dell’accoglienza, della trasformazione dei prodotti, ed altre attività che hanno sempre fatto parte della vita quotidiana delle donne rurali, sono diventate fattori di impresa, utili ad integrare i redditi agricoli.
Le imprenditrici manifestano poi un forte impulso a far entrare in azienda la società con l’agriturismo, le fattorie sociali, la scuola in fattoria, e ad entrare loro stesse nella società con la vendita diretta, l’organizzazione di mercati nelle città, l’internazionalizzazione delle aziende.
Ultimo elemento, ma non in ordine di importanza, è la propensione alla difesa del territorio, della biodiversità e della salubrità dei prodotti dimostrata, tra l’altro, dai numeri delle aziende femminili tradizionalmente presenti nel comparto biologico e dell’impegno dimostrato nella qualità del processo produttivo.
Anche qui l’impegno delle donne in agricoltura ha anticipato aspetti considerati strategici dall’Unione Europea.
Quali sono provvedimenti governativi di cui le donne avrebbero bisogno nell'immediato e quali nel lungo periodo?
Innanzitutto il ripristino di un Fondo nazionale per l’avvio, lo sviluppo ed il consolidamento delle imprese femminili. Altrettanto urgenti sono gli interventi per facilitare l’accesso al credito, per la costruzione di forme di integrazione, formazione, innovazione, ricerca ed internazionalizzazione delle imprese.
E’ necessario anche favorire la commercializzazione del prodotto agricolo cercando di diminuire la forbice che si rileva tra il prezzo sui campi e il prezzo finale del prodotto per raggiungere un prezzo equo per i produttori agricoli. Poi, riguardo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, in tema di sostituzione per le lavoratrici autonome, sono necessarie regole certe e semplificate e l’introduzione di adeguati incentivi di natura fiscale e contributiva mirati a favorire l’utilizzo di servizi di sostituzione da parte delle imprenditrici.
Infine, in termini generali, è necessario un nuovo Welfare. E' indispensabile infatti rafforzare i servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti e i disabili come pilastro su cui poggiare le libere scelte delle donne, siano esse lavoratrici dipendenti, che, e a maggior ragione, imprenditrici.
da http://www.noidonne.org/
(15 febbraio 2010)
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