20 novembre 2008

IL BUON PADRE DI FAMIGLIA?!...

Secondo il codice civile, vige, in ogni amministrazione, il principio della conduzione secondo le regole del "buon padre di famiglia", ma ciò che per il codice civile poteva valere 50 anni addietro oggi forse non lo è più...
Il tempo passa, la tecnologia avanza, la conoscenza aumenta e aspetti non considerati in passato oggi assumono un'importanza a volte determinante senza poter essere riconducibili alle regole del "buon padre di famiglia".

Non è sufficiente che il "postino/giornalista" di turno lanci una proposta (a che titolo?) dalle pagine della stampa locale per prendere per buona l'idea di riutilizzare i famigerati "palazzoni". L'idea di espropriare l'ecomostro nostrano si scontra certamente con la necessità di effettuare una verifica statica delle strutture rimaste incomplete per oltre 20 anni, senza considerare poi gli immancabili strascichi giudiziari relativi ad una proprietà che non si comprende più a chi sia riconducibile e soprattutto la difficoltà e l'impegno economico necessari ad adattare un immobile progettato per una diversa destinazione d'uso!

Per chi non ne conosca la storia, "i palazzoni" sono lo scheletro dei palazzi sulla collina che sovrasta S.Antonio subito a ridosso della caserma dei Carabinieri. Come sempre ad Ardea, "i palazzoni" sono la testimonianza dell'illegalità imperante e pertanto hanno una storia indefinita e complessa, incompleta e "inspiegabilmente" mancante di tanti particolari. Da un ventennio sono esposti alle intemperie e per essi esistono fondati dubbi sulla loro sicurezza statica e sullo stato generale della struttura dopo un così lungo periodo di abbandono.

L'immobile è stato in passato già considerato non idoneo ad ospitare una scuola, ma ogni tanto qualcuno tira fuori questo "scheletro" dall'armadio per ostentare la risposta ad un problema di volta in volta diverso. L'ultimo tentativo del genere risale all'amministrazione capeggiata dall'allora sindaco Roberta Ucci che tentò di trasformare "i palazzoni" in un centro scolastico polifunzionale.

Nel 2001 l'Amministrazione Provinciale approvò il progetto preliminare del complesso scolastico sulla già esistente struttura dei "palazzoni" prevedendo due stralci che sarebbero stati presumibilmente accorpati nel programma 2002 in un unico intervento per un importo di circa 7 miliardi di vecchie lire. Ma, nella nota n° 628 del 17 settembre 2001, la medesima Provincia di Roma, dipartimento IV - Servizio Progettazione e Manutenzione - Roma Sud, espresse il proprio diniego alla realizzazione di un Istituto Polifunzionale per l'aver riscontrato «difficoltà nella distribuzione organica e funzionale degli ambienti all'interno del manufatto esistente secondo le norme tecniche vigenti - la nota proseguiva affermando - ulteriori difficoltà potrebbero presentarsi nella realizzazione del secondo stralcio di completamento che prevede la utilizzazione dell'attuale piano interrato della struttura».

Non riuscendo a riutilizzare la struttura, fu proposta la trasformazione dell'accantonamento esistente per l'acquisizione del complesso Alessandro s.r.l. - "i palazzoni" - e la destinazione delle relative risorse (11 miliardi di lire) alla costruzione di scuole materne e dell'obbligo elementari e medie, e le conseguenti variazioni al bilancio del 2001.

Sembrava un netto cambiamento di rotta, utile una volta tanto alla cittadinanza, ma nella seduta del consiglio comunale del 5 marzo 2002, all'una di notte, con una sala consiliare praticamente deserta, gli emendamenti relativi alla costruzione di nuove scuole, asili nido ed ampliamento delle scuole esistenti furono bocciati. In compenso, si votò a favore del mantenimento nel bilancio di previsione dei punti relativi all'acquisizione del complesso edilizio Società Alessandro S.r.l. Ovvero, ancora una volta, "i palazzoni"...

Dopo questa inevitabile, lunga, ma necessaria, puntualizzazione che sarebbe il caso di approfondire ulteriormente, cediamo lo spazio al comunicato del Comitato cittadino "la Castagnola" che propone di recuperare "i palazzoni"...


Sabatino Mele dalle pagine de Il Nuovo Pontino del 16 novembre 2008, lancia un'interessante proposta a proposito dei palazzoni di Rio Verde: o acquisizione da parte del Comune per ubicarvi le strutture pubbliche di cui Ardea è carente o demolirle per recuperare alla legalità il territorio.

Analizziamo il problema come farebbe un buon padre di famiglia e mettiamo da un lato lo scempio del territorio, i costi per l'affitto dei locali che ospitano gli Uffici Comunali, la mancanza di strutture destinate a servizi pubblici (scuole,ambulatori, uffici postali, vigili urbani, ecc, ecc, ecc…)
e dall'altro questi casermoni abbandonati da ormai 20 anni che potrebbero ospitare tutte queste strutture, dando risposte concrete alle necessità della popolazione tanto cresciuta negli ultimi anni.

Quando in una famiglia si deve decidere una spesa, soprattutto se si tratta di un investimento importante, ci si riunisce e si cominciano ad analizzare i bisogni da un lato e le risorse per appagarli dall'altro. Alla fine del "consiglio di famiglia" si prende la decisione più conveniente ossia quella che consente il massimo beneficio col minor costo.

Fatti quattro conti si verifica quanto sarebbe più conveniente espropriare gli scheletri di Rio Verde, renderli utilizzabili magari attingendo a quei finanziamenti di Regione e Stato finora andati perduti piuttosto che pensare a demolirli con ulteriori esborsi per le nostre tasche.

A ben vedere le strutture dei palazzoni di Rio Verde possono trasformarsi da enorme problema ad un'incredibile opportunità

Sosteniamo quindi la proposta di esproprio dei palazzoni di Rio Verde per pubblica utilità e invitiamo tutte altre realtà territoriali e i singoli cittadini a fare altrettanto.


elenarusso2006@libero.it