Respingiamo ogni forma di provocazione
e di criminalizzazione delle lotte sociali
Nella giornata di ieri, 5 Maggio, un membro del coordinamento contro l'inceneritore di Albano ha subìto la perquisizione personale, della propria abitazione e della propria auto da parte delle forze dell'ordine con l'accusa di detenzione di esplosivo.
Un'accusa pretestuosa e atta soltanto a criminalizzare coloro che quotidianamente si battono alla luce del sole per contrastare chi vuole lucrare sulla salute dei cittadini e sul nostro ambiente. L'esito della perquisizione infatti non ha dato alcun frutto se non il ritrovamento di una scatola di piccoli petardi, tra l'altro ammuffiti.
Oggi quando ormai è evidente a tutti che l'illegalità sta dalla parte di chi come Marrazzo impone la scelta del gassificatore, nonostante i pareri contrari degli enti locali e della Asl locale, nonostante una valutazione di impatto ambientale negativa e nonostante lo scandalo della gestione dei rifiuti esplosa nel Lazio (come la vicenda di Colleferro insegna con l'arresto di ben 13 dirigenti), guarda caso scatta la stretta repressiva e si cerca di mettere in cattiva luce chi invece denuncia questa continua violazione dei diritti dei cittadini a vivere in un ambiente sano.
Il Coordinamento contro l'inceneritore di Albano, nell'esprimere la propria solidarietà incondizionata al compagno che ha subito la perquisizione respinge allo stesso tempo ogni forma di provocazione ribadendo che nessuno può intimidire e criminalizzare una vertenza che ha visto da sempre una vasta partecipazione popolare e pacifica in assemblee e manifestazioni.
LA NOSTRA LOTTA NON SI ARRESTA!
Coordinamento NO INCENERITORE Albano