14 febbraio 2012

Arriva la Cassa integrazione, ma ‘noidonne’ esiste e resiste Anche ‘noidonne’ è colpita dai drastici tagli portati al Fondo per l’editoria


Anche ‘noidonne’ è colpita dai drastici tagli portati al Fondo per l’editoria e dalla grande incertezza che grava sul futuro dei sostegni pubblici a questo settore. Anche ‘noidonne’ insieme ad altre cento testate, come avevamo già spiegato alle nostre lettrici nel numero di gennaio. Avere tre giornaliste assunte regolarmente (anche se al minimo contrattuale) è stata una conquista costata anni di fatiche durissime. Posti di lavoro che nulla hanno a che vedere con la noia ma piuttosto con una visione etica delle relazioni umane. È stata, quando abbiamo potuto farla, una scelta aziendale. Lo abbiamo preferito piuttosto che ‘allinearci’ all’uso spregiudicato e molto in voga dei fantasiosi precariati offensivi e violenti. Abbiamo scelto di investire sul lavoro pulito, ritenendolo un bene primario anche per la dignità delle persone. In questi anni ci siamo sentite e costruite come soggetto imprenditoriale la cui sopravvivenza non dipendeva esclusivamente dalle provvidenza pubbliche, ma che ci contava per programmare uno sviluppo e guardare avanti. Oggi la scelta della CIG per due delle tre dipendenti è per ‘noidonne’ un passo indietro, un arrestare bruscamente un progetto politico fortemente proteso in avanti e ricco di potenzialità. Oggi la scelta della CIG è devastante perché si rende indispensabile nonostante il grande impegno profuso in questi anni di sana e oculata gestione per ottimizzare le risorse, risparmiare sui costi e allo stesso tempo rilanciare e migliorare il giornale. Le lettrici e i lettori, le tante sostenitrici di questa testata storica sanno meglio di ogni altro i sofferti passaggi che abbiamo alle nostre spalle quando nel 2000 decidemmo con coraggio di riprendere, dopo una crisi grave, le pubblicazioni. Hanno visto il grande e generoso lavoro per ricostruire passo dopo passo un profilo editoriale e una veste grafica di qualità. Un risultato di cui eravamo e siamo orgogliose in tante, perché in tante vi abbiamo contribuito. Tutto questo rischia di saltare se il governo non sceglierà entro tempi brevissimi di ripristinare il fondo per l’editoria. Noi, intanto, con saggezza tipicamente femminile ed accortezza imprenditoriale cerchiamo di gestire una crisi in cui non la diminuzione delle vendite ci ha spinte, ma le scelte del governo Monti. Dunque il ricorso alla Cassa Integrazione per due delle tre dipendenti della Cooperativa Libera Stampa, insieme ad ulteriori riorganizzazioni anche sul fronte della produzione di informazioni, è finalizzato ad assumere le dimensioni oggi consentite dal nostro bilancio, le cui principali entrate sono rappresentate dalle vendite e dal contributo pubblico all’editoria, nella prospettiva di tutelare la testata e di resistere all’aggressione di una politica miope e asettica. A preoccuparci non sono le difficoltà: questo giornale ne ha sempre avute e le ha sempre superate. Il nodo, oggi, è davvero epocale rispetto alle forme che una moderna democrazia intende assumere, a partire dal sistema dell’informazione e dai diritti delle donne. Diritti per i quali le lotte devono continuare, potendo contare anche sul circolo di pensieri e notizie che ‘noidonne’ promuove dal 1944.
Ecco, dunque, l’impegno che il giornale e la Cooperativa Libera Stampa assumono: fare ogni sforzo per resistere ed esistere, mettendo in moto tutte le leve possibili di creatività, sostegno e collaborazione che possono arrivare da quante vogliono che ‘noidonne’ continui la sua lunga strada, a cominciare dalle stesse nostre socie, dalla vasta rete di collaboratrici e collaboratori, dalle lettrici e abbonate, dalle sostenitrici sia quelle di vecchia fedeltà che quelle più recenti.
Dobbiamo domandarci perché ad essere colpita più duramente è quella parte di stampa, quotidiana e periodica, espressione di giornalismo puro e basato su principi di pluralismo e di democrazia dell’informazione. Il caso de ‘Il manifesto’, cui va la nostra piena solidarietà nel momento in cui annuncia di andare in liquidazione coatta amministrativa, è a questo proposito emblematico. Possiamo ben dirlo noi, visto che la nostra Cooperativa “Libera Stampa” è stata la prima nel 1969 ad aver affermato in concreto un’esperienza possibile di libera e democratica stampa. E lo ha fatto non a caso in nome delle donne. Forti di questa storia chiediamo che vengano ripristinate e garantite le risorse necessarie per sostenere quella parte vera e sana di giornalismo e di stampa autogestita e che i prospettati nuovi interventi non vadano semplicemente nella linea della cosiddetta logica di mercato. Una cosa è l’efficienza e la trasparenza della gestione, altro è il mercato che, obiettivamente oggi in Italia non è né libero né capace di guardare alle imprese buone e giuste. L’informazione è un bene in sé, da tutelare anche garantendo pari opportunità a realtà di diverso peso economico ma espressione di vero pluralismo e ricchezza culturale. Noi Donne è la più antica testata libera di donne a livello europeo che da oltre 70 anni offre in continuità informazioni, idee, voci dalla parte delle donne. Se non vi sembra poco, appoggiateci in ogni modo.

La Redazione di 'noidonne' e la Cooperativa Libera Stampa
(13 Febbraio 2012)

Nessun commento:

Posta un commento

I vostri commenti sono molto graditi a patto che non arrechino offesa. In caso contrario i commenti non saranno pubblicati. Dopo aver inserito il commento nella finestra sottostante sarà necessario validarlo introducendo il codice visualizzato di volta in volta. Tutti i commenti sono soggetti ad approvazione.