Il "partito di Repubblica" stavolta sembra averla fatta grossa. Del resto gli interessi in ballo sono piuttosto considerevoli. Sono stati loro, sempre con alcune primizie di "disinformatia" allo stato puro, a scrivere qualche giorno fa che, "secondo alcuni calcoli di esperti", l'abbattimento dell'articolo 18 vale 200 punti di spread. Ed ora che il Pd si è chiuso nel silenzio, si fanno avanti loro con un gioco che somiglia più al biliardo che al tennis.
Lo scenario, se vogliamo, è identico a quello che portò all'accordo separato del 2009: prima viene isolata la preda e poi la si azzanna. Stavolta la prima fase è stata innescata dalla cosiddetta "manutenzione" professata dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni in una intervista al Sole 24 ore esattamente una settimana fa. Gli è venuto facile, visto che siamo in un governo di "tecnici" perché non sfruttare l'occasione di una “messa a punto”. Ironia a parte, in realtà la proposta, che ha incontrato subito il semaforo rosso della Cgil, prevedeva un vero e proprio aggiramento della tutela attraverso l'accoglimento del licenziamento economico. Una presa in giro, Bonanni sa benissimo, infatti, che nessun imprenditore licenzia ufficialmente per discriminazione politica, sindacale, razziale o religiosa. Solo uno ci sta provando, l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, ma si è dovuto inventare un percorso molto tortuoso; e non è detto che alla fine la spunterà.
La conferma indiretta che l’incontro non c’è stato, o se c’è stato non ha certo avuto le caratteristiche di quanto va raccontando Repubblica, viene dalla dichiarazione della sinistra della Cgil. Giorgio Cremaschi si guarda bene dal chiedere conto a Susanna Camusso del suo colloquio con Monti e prende atto della smentita. “Ma la vera smentita – aggiunge – deve essere lo sciopero generale, come chiederà la piazza il 18 febbraio” (giorno della manifestazione dei metalmeccanici a Roma, ndr).
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