Alla vigilia, quando già da una settimana i romani aspettavano la neve con quel misto di allegria e preoccupazione che i fiocchi bianchi suscitano nella Capitale, l’assessore alla mobilità Antonello Aurigemma proclamava con orgoglio: «Si tratta, come ha già sottolineato il sindaco Alemanno, del più potente piano di emergenza neve del trasporto pubblico messo in campo dall’Amministrazione capitolina». Peccato che alla prima spruzzata il potente piano si sia infranto contro un ostacolo imprevisto: i mezzi pubblici della capitale sono sprovvisti dei «dispositivi antineve» e non possono viaggiare, causa l’ordinanza del sindaco autore del «più potente piano». Il lungo elenco delle 79 linea attive è ancora consultabile sul sito dell’agenzia alla mobilità. Ma i romani che si sono fidati e hanno aspettato fiduciosi il passaggio degli autobus sono rimasti delusi e infreddoliti. I capolinea alla Stazione Termini, quelli di piazzale Clodio, sono immortalati dai fotografi sotto un manto candido, neve vergine non toccata dalle pesanti ruote dei mezzi pubblici. L’assessore Aurigemma: colpa degli automobilisti che hanno bloccato le vetture. A parte il fatto che la gran parte degli automobilisti ha lasciato l’auto a casa, non spetta a lui regolare anche il traffico privato?
A Roma nevica ogni 10 anni. Ma forse un certo numero di catene anti-neve si sarebbe potuto acquistare. Ma l’amministrazione Alemanno, che sul traffico ha poteri straordinari, ha preferito puntare sul capitale umano. 840 assunzioni a chiamata diretta fra Ama e Atac: è la parentopoli capitolina che ha fatto fioccare, prima della neve, avvisi di garanzia. Fra i neo-assunti delle società in house capitoline non si contano esperti programmatori del traffico o della pulizia delle strade. Le cronache ricordano invece una cubista, un ex Nar poi gambizzato, pare, per una resa dei conti in ambienti di destra, fidanzate e figli di amici. E dire che le emergenze sembravano portare fortuna al sindaco di Roma: emergenza sicurezza, emergenza rom, emergenza traffico, emergenza Tevere. Tutte enfatizzate per chiedere poteri speciali e esercito nelle strade, creare cabine di regia e sale operative, commissione sicurezza, osservatorio sicurezza. Salvo poi accusare gli altri. Quando Roma in settembre si è allagata la colpa, allora come oggi, era di altri. A Roma si spara e lui: «Mi hanno lasciato solo». Ai tempi d’oro, Alemanno accarezzò il progetto di istituire in Campidoglio un piccolo ministero dell’Interno, scippando a prefetti e questori la titolarità dell’ordine pubblico. Chiamò il generale dei carabinieri in pensione Mario Mori e creò una task force. Ma nella task force ci finirono politici trombati e anche qualche personaggio imbarazzante, come Giorgio Magliocca. Sindaco di Pignataro Maggiore e consulente di Alemanno per i beni confiscati alla mafia, Magliocca è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa nel marzo del 2011.
Alemanno era stato appena eletto quando ci fu la piena del Tevere, una foto lo immortalò sullo sfondo di Castel Sant’Angelo e i sondaggi ne fecero salire la popolarità. Ma fu vera gloria? E vera emergenza? A quattro anni di distanza, si può dire che la tecnica del «a lupo a lupo» mostra di avere la corda corta, le emergenze sono arrivare davvero. E Alemanno sembra sembre più passare per caso.
A Roma nevica ogni 10 anni. Ma forse un certo numero di catene anti-neve si sarebbe potuto acquistare. Ma l’amministrazione Alemanno, che sul traffico ha poteri straordinari, ha preferito puntare sul capitale umano. 840 assunzioni a chiamata diretta fra Ama e Atac: è la parentopoli capitolina che ha fatto fioccare, prima della neve, avvisi di garanzia. Fra i neo-assunti delle società in house capitoline non si contano esperti programmatori del traffico o della pulizia delle strade. Le cronache ricordano invece una cubista, un ex Nar poi gambizzato, pare, per una resa dei conti in ambienti di destra, fidanzate e figli di amici. E dire che le emergenze sembravano portare fortuna al sindaco di Roma: emergenza sicurezza, emergenza rom, emergenza traffico, emergenza Tevere. Tutte enfatizzate per chiedere poteri speciali e esercito nelle strade, creare cabine di regia e sale operative, commissione sicurezza, osservatorio sicurezza. Salvo poi accusare gli altri. Quando Roma in settembre si è allagata la colpa, allora come oggi, era di altri. A Roma si spara e lui: «Mi hanno lasciato solo». Ai tempi d’oro, Alemanno accarezzò il progetto di istituire in Campidoglio un piccolo ministero dell’Interno, scippando a prefetti e questori la titolarità dell’ordine pubblico. Chiamò il generale dei carabinieri in pensione Mario Mori e creò una task force. Ma nella task force ci finirono politici trombati e anche qualche personaggio imbarazzante, come Giorgio Magliocca. Sindaco di Pignataro Maggiore e consulente di Alemanno per i beni confiscati alla mafia, Magliocca è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa nel marzo del 2011.
Alemanno era stato appena eletto quando ci fu la piena del Tevere, una foto lo immortalò sullo sfondo di Castel Sant’Angelo e i sondaggi ne fecero salire la popolarità. Ma fu vera gloria? E vera emergenza? A quattro anni di distanza, si può dire che la tecnica del «a lupo a lupo» mostra di avere la corda corta, le emergenze sono arrivare davvero. E Alemanno sembra sembre più passare per caso.
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti sono molto graditi a patto che non arrechino offesa. In caso contrario i commenti non saranno pubblicati. Dopo aver inserito il commento nella finestra sottostante sarà necessario validarlo introducendo il codice visualizzato di volta in volta. Tutti i commenti sono soggetti ad approvazione.