La grande manifestazione nazionale indetta dalla CGIL per il 4 aprile rappresenta un'occasione di importanza fondamentale per dare un segnale forte in favore di una inversione di rotta rispetto alle politiche governative in materia di lavoro, e segnalare le gravi conseguenze negative - principalmente per i lavoratori - del tramonto definitivo dell'unità sindacale.
L'accordo separato, stipulato dal Governo con la CISL, la UIL e la UGL, e non firmato dalla CGIL, in nome di una pretesa modernizzazione delle relazioni sindacali e del sistema della contrattazione, in realtà non fa che indebolire il potere d'acquisto dei salari e depotenziare la contrattazione collettiva nazionale, senza nessun reale beneficio per i lavoratori.
Analizzando, sia pur con estrema rapidità, solo due tra i punti più controversi dell'accordo, emerge in tutta la sua evidenza la fondatezza di questo giudizio negativo.
Per quanto riguarda gli adeguamenti salariali, si è proposto il passaggio da un sistema rivelatosi poco rappresentativo della reale dinamica dei prezzi (il Tasso di Inflazione Programmata) ad un indice (l'Indice dei prezzi al consumo armonizzato) sicuramente più attendibile. Pur tuttavia, nella elaborazione di tale indice non dovrà essere compresa la dinamica dei prezzi dei prodotti energetici importati. Se solo si considera quanto pesi sul bilancio familiare il costo della benzina - gli aumenti vertiginosi della scorsa estate sono ancora nei ricordi di tutti - si ha chiaramente la misura di quanto tale esclusione pregiudichi la reale attendibilità di tale indice ai fini di un adeguamento salariale che consenta ai lavoratori di difendere il potere d'acquisto dei propri stipendi.
Se a ciò si aggiunge che il periodo di vigenza della parte salariale dei contratti collettivi viene allungata dagli attuali due anni a tre anni, si ha ancor più chiaramente la misura di quanto tale accordo possa incidere negativamente sul potere d'acquisto degli stipendi.
Il secondo e più grave aspetto negativo dell'accordo riguarda la prevista possibilità per la cosiddetta "contrattazione di secondo livello" di prevedere deroghe peggiorative rispetto a quanto pattuito in sede di contrattazione collettiva nazionale.
Si tratta di un disegno che ha radici antiche e che mal tollera il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva nazionale, preferendo forme decentrate di contrattazione, principalmente a livello aziendale, dove i rapporti di forza tra datore di lavoro e lavoratori sono fortemente sbilanciati in favore del primo, e ciò in nome di una deregolamentazione che dovrebbe di per sé sola incentivare alla crescita, ma che in realtà ha come unico scopo il depotenziamento della forza di negoziale dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali.
Se poi si pensa al fatto che la contrattazione a livello aziendale ha una diffusione abbastanza limitata e che l'accordo separato in realtà non contiene alcuna disposizione volta ad incentivare effettivamente tale livello di contrattazione, ma anzi estende sgravi e benefici anche alle erogazioni unilaterali da parte delle aziende, è evidente che l'accordo in realtà mira ad indebolire l'efficacia vincolante dei contratti collettivi nazionali senza in alcun modo garantire alcun potere negoziale ai lavoratori, nei livelli decentrati.
Queste sono solo alcune delle motivazioni che hanno spinto la CGIL a non firmare l'accordo, sul quale peraltro i lavoratori non sono stati chiamati in alcun modo ad esprimersi prima che venisse siglato.
Si tratta di un'altra tappa nel processo di progressivo attacco al potere rappresentativo delle organizzazioni sindacali, alla capacità negoziale dei lavoratori ed alle loro sicurezze, aggravato dal compimento di quell'opera di rottura dell'unità sindacale che in passato ha garantito forza e compattezza nelle rivendicazioni e nelle lotte più aspre. In tale processo il Governo Berlusconi è scientificamente impegnato e procede con assoluta determinazione, nell'attonito silenzio o nei dubbiosi tentennamente dell'opposizione parlamentare.
Altra cosa è modernizzare le relazioni sindacali, la forma della contrattazione, per renderla adeguata alle nuove sfide lanciate da un mercato del lavoro e da una realtà produttiva profondamente mutate rispetto al passato. Si tratta di un processo necessario, che non può tuttavia essere condotto con l'occhio rivolto unilateralmente in direzione di una restrizione dei diritti e della forza contrattuale dei lavoratori.
La Sinistra ha un ruolo importante di sostegno alla battaglia condotta dalla CGIL, non in nome di un inutile e forse anche dannoso collateralismo, ma nella convinzione della fondatezza dei motivi di critica profonda rispetto ad un accordo profondamente negativo per le lavoratrici ed i lavoratori.
Walter Bianco
Coordinatore Sinistra Democratica
Circolo di Pomezia