16 dicembre 2009
I MAESTRI DELL'ODIO
CICCHITTO ATTACCA DI PIETRO TRAVAGLIO E ANNO ZERO
Questa mattina in aula alla Camera si è consumato un vero e proprio regolamento dei conti. Si è compiuto un attacco predeterminato al partito dell’Italia dei Valori. Il centrodestra ha indicato i mandanti politici dell’aggressione a Berlusconi, “coloro che dal 1994 fomentarno l'odio nel Paese”. Ho deciso di postare il video con cui il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha commentato l’informativa del ministro Maroni. Vorrei che a valutare se ad alzare i toni e fomentare gli animi del Paese è proprio Antonio Di Pietro e la compagnia dei terroristi mediatici come Travaglio e Santoro. “Una campagna di odio iniziata il 1994 da sempre concentrata contro una sola persona, contro Silvio Berlusconi. A condurre questa campagna è il network composto dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso, da quel mattinale delle procure che è Il Fatto Quotidiano, da una trasmissione televisiva condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi tra i più delicati sul terreno del rapporto tra mafia e politica e che nel contempo vanno nei più vari talk show televisivi a demonizzare Berlusconi e da un partito, l'Italia dei Valori, il cui leader Di Pietro sta in questi giorni evocando la violenza, quasi voglia tramutare lo scontro politico durissimo in atto in guerra civile fredda”. Queste sono le parole che Cicchitto ha pronunciato in Parlamento. Queste sono le dichiarazioni che confermano che l’odio politico di cui tanto parlano nasce proprio dal modo in cui per quindici anni hanno deciso di portare in Parlamento non gli interessi del Paese ma quelli del Premier. Per Cicchito, infatti, l’unico modo per disinnescare questo clima da “guerra civile” è quello che il Parlamento approvi “leggi funzionali” a contrastare “l'uso politico della giustizia”. Tradotto in soldoni il Parlamento e l’opposizione tutta dovrebbe approvare le leggi ad personam per salvare il premier dalle sue beghe politiche. Questo, conclude Cicchitto “è il cancro che ha distrutto la prima Repubblica e che sta corrodendo anche la seconda”. Solo così, a detta di Cicchitto “si può iniziare un cammino virtuoso, procedendo ad una grande riforma istituzionale, ad una grande riforma della giustizia, ad un'incisiva riforma dei regolamenti parlamentari e all'istituzione del federalismo fiscale”. Tutto questo è davvero inaccettabile. Gli interessi del premier per questa classe politica vengono sempre prima del bene del Paese che ha bisogno come il pane di queste riforme. Purtroppo per loro, noi non cadremo nel tranello. Queste loro intimidazioni non ci fermeranno. Noi non facciamo opposizione per odio verso Berlusconi, ma per amore del nostro Paese. Ed è per questo che continueremo a batterci contro i provvedimenti ad personam che umiliano i cittadini e la nostra Costituzione. Il presidente Cicchitto dovrebbe capire che i toni si abbasseranno solo esclusivamente quando saranno loro a farlo per primi e quando questa maggioranza deciderà di occuparsi delle questioni che stanno a cuore agli italiani. Anche oggi, con il monito di Fini mi sono reso conto che ci sono due centrodestra. Il primo, è il centrodestra che non ha futuro, quello di Silvio Berlusconi, che sparge odio nel paese e altro non sta facendo che strumentalizzare quello che è accaduto domenica. Poi c’è un altro centrodestra, quello rappresentato dal presidente della Camera Gianfranco Fini che potremmo non condividere nei contenuti, ma che è un serio e leale avversario politico con cui potersi confrontare partendo da una visione comune dei valori che ispirano l’arte della politica: i principi sacrosanti della carta Costituzionale, l’equilibrio dei poteri e il rispetto per le istituzioni democratiche. Tutte cose che Berlusconi e tanti del centrodestra calpestano quotidianamente. Per questo chedevo constatare che la serenità del confronto politico tornerà quando Berlusconi deciderà di uscire dalla politica e si porterà dietro tutta la clache di politici eletti solo per fare i suoi interessi in parlamento. Solo allora la politica italiana potrà permettersi di riabbassare i toni e tornare a un confronto civile.
15.12.2009
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