La soluzione dei giovani Pdl: "Aboliamo IdV e Rifondazione Comunista"
I giovani del Pdl di Treviso hanno in mano la soluzione ai guai dell’Italia. Come il giovane Astolfo dell’Orlando innamorato, sono accorsi sulla Luna in groppa all’Ippogrifo, hanno rovistato un po’ fra le ampolle contententi tutto ciò che l’uomo ha perso, e sono tornati smaglianti, con una bottiglietta piena di senno. "Ah!", avranno gridato di piacere, dopo aver bevuto un goccio del miracoloso intruglio. Meno male che ci sono loro! Dopo le menate di Tartaglia, una bella rinfrescata ci voleva proprio.L’idea brillante è quella di portare all’attenzione del partito un’istanza che propone di varare una legge abolitiva "di quei soggetti politici che hanno come unico scopo l’inneggiare alla violenza e alla disobbedienza civile, che in Italia sono l’Italia dei Valori e Rifondazione Comunista". Di Pietro è la rovina dell’Italia: "Vuole scatenare una guerra eversiva, non è democratico".
Nicola Di Maio, il coordinatore dei giovani a Treviso, specifica: "Noi non vogliamo eliminare i partiti che non la pensano come Silvio Berlusconi, vogliamo mettere al bando, per legge, quelli che lo calunniano e lo infamano creando un pericolosissimo clima di odio che, come si è visto, può sfociare in atti di violenza".
L’ingenuità di queste affermazioni fa quasi sorridere, anche se di un sorriso amaro.
E’ chiaro che i giovani pidiellini trevigiani si indignano solo con metà del corpo. Il rifiuto dell’incitazione alla violenza e della disobbedienza civile deve essere totale, e non limitata a quelle che provengono dagli spalti della curva opposta.
Silvio Berlusconi è uno dei premier più violenti, verbalmente parlando, della storia del nostro Paese. Il suo "mi consenta" è emblematico, in questo senso: con una frase apparentemente galante riesce a strappare il turno discorsivo all’avversario, e il "dialogo" si trasforma in monologo che non accetta repliche, intrusioni, sospiri. Sovrastare la voce altrui è diventata regola universalmente condivisa. La violenza non viene trasportata esclusivamente da pugni e statuine, ma anche da queste violazioni del buon vivere civilmente. Di esempi di violenza verbale, Berlusconi ne ha a bizzeffe alle spalle: dall’etichetta "kapò" affibiata al parlamentare tedesco Schulz, alle stoccate inferte alla Corte Costituzionale e al Presidente della Repubblica Italiana, qualche giorno fa. Dichiarazioni, queste ultime, che possono infiammare gli animi, anche quelli di chi, per una malattia mentale, non riesce a gestire la propria rabbia.
Se vogliamo proprio mettere i puntini sulle "i", l’istigazione a compiere atti di disobbedienza civile, quando non a sfociare nel reato, è argomento ben presente anche nel curriculum del PdL: avete forse dimenticato quando il Premier invitò gli italiani a non pagare il canone RAI perché trasmissioni come "Report" e "Annozero" osavano attaccarlo? Oppure quella volta in cui, in campagna elettorale, il Premier disse che l’evasione fiscale è una scelta morale, quando la tassazione arriva a superare il 50%? E, per non andare troppo lontano in tema di violenza, dobbiamo proprio ricordare il gesto di Borghezio che, spruzzino detergente alla mano, ripuliva pazientemente il sedile di un autobus su cui un’immigrata si era seduta? Non è un gesto che stimola le azioni dei poco di buono, dandogli l’approvazione di un personaggio politico? E allora perchè non proporre anche l’abolizione della Lega Nord, dato che ci siamo? Tanto per andare sul sicuro.
"Quando il dito indica la luna, l’imbecille guarda il dito": è un trucchetto semplice, dopotutto. Se esplode l’odio a causa dei continui attacchi del Premier alle istituzioni dello Stato, la mossa più semplice per mettere in scacco l’opposizione è darle la colpa di aver denunciato l’illegalità di quegli attacchi. Se nessuno avesse parlato, il Duomo sarebbe rimasto in una bancarella, intonso.
I giovani politicanti avrebbero dovuto prendere uno specchio, dalla Luna. Anche se, forse, non ci avrebbero guardato dentro: l’autocritica non è cosa da maggioranza.
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