15 marzo 2012

INFILZANO MONTI-FORNERO E...MEGLIO TARDI CHE MAI... L'UNICO, IL VERO, INCROLLABILE "TOTEM" IDEOLOGICO RIMASTO: IL FEDERALISMO




PRODI E AMATO, DAVANTI A NAPOLITANO, INFILZANO MONTI-FORNERO
Quando ieri mattina è entrato nel palazzo Mattei di Paganica dove ha sede l'Enciclopedia Italiana, anche il Presidente Napolitano non ha potuto fare a meno di buttare lo sguardo alla volta e alle pareti affrescate del salone dove si è svolto un convegno così interessante da essere completamente ignorato dai giornali.
Nella sala al piano terra del palazzo costruito dal Maderno verso la fine del ‘500 si è parlato di "benessere e competitività", un tema approfondito nel Rapporto predisposto dal CER (Centro Europa Ricerche) e dai ricercatori di Nomisma, la società bolognese che sta a cuore a Romano Prodi. Non a caso il Professore è stato uno dei relatori di questo incontro organizzato dal CER, il Centro studi dell'economista Giorgio Ruffolo, stato salvato poche settimane fa dalla Sator di Matteuccio Arpe insieme alle cooperative e alla Fondazione Etica del genero di Bazoli, Gregorio Gitti.
Anche gli ospiti in prima fila sono rimasti colpiti dal dipinto di Mosè che ringrazia Dio per il passaggio del Mar Rosso, ma poi l'attenzione di Gianni Letta, Epifani, Patroni Griffi e degli economisti si è risvegliata quando nell'aulica sede dell'Enciclopedia (fondata negli anni '20) sono risuonate parole che qualcuno ha definito "decisamente eversive" e in netta contraddizione con la politica del governo.
Il primo "bolscevico" a prendere la parola è stato Giuliano Amato che ha esordito con una paccata di critiche alla ministra della lacrima Fornero quando ha detto che per migliorare la produttività del lavoro la formazione è infinitamente più importante della manutenzione all'articolo 18. Poi il dottor Sottile è andato avanti senza risparmiare nemmeno il Professore di Palazzo Chigi al quale ha contestato la politica delle liberalizzazioni che non producono ricchezza - così ha detto - ma al massimo la ridistribuiscono e probabilmente distruggono occupazione.
Il benservito a Monti è stato accompagnato dall'auspicio che per arrivare al fatidico +11% del Pil promesso dal governo, servono forti investimenti pubblici in grado di generare occupazione. E infine, per rendere ancora più esplicito il suo passaggio sulle sponde estreme del keynesismo, Amato ha citato un sondaggio effettuato poco tempo fa nei Balcani occidentali nel quale la maggioranza degli intervistati ha detto che stava meglio ai tempi della vecchia Jugoslavia perché a quell'epoca non c'era disoccupazione.
Di fronte a questo atto d'accusa nei confronti di Monti e dei suoi tecnici, Napolitano è rimasto impassibile, e così sono apparsi anche Patroni Griffi e Giorgio Benvenuto, mentre Stefano Fassina, responsabile per l'economia nel Pd, gongolava visibilmente.
Il secondo "bolscevico" a prendere la parola è stato Romano Prodi che come al solito l'ha presa alla larga parlando della Germania che sta trasferendo nell'Europa dell'Est le subforniture che prima si facevano in Italia, e dopo aver denunciato la governance "penosa" delle piccole imprese a conduzione familiare, ha sferrato un attacco violentissimo contro il federalismo. Per il Professore di Bologna "è una boiata pazzesca" e a questo punto tutti gli occhi si sono rivolti verso Franco Bassanini, uno dei fautori più convinti del modello federale, che si è attorcigliato sulla sua poltrona. Anche gli altri economisti che sono intervenuti successivamente hanno spezzato lance di stampo keynesiano contro il rigore e il pareggio di bilancio che si vorrebbe inserire come principio costituzionale.

Tra questi vale la pena di citare Paolo Guerrieri con il suo appello a sviluppare i consumi interni, e l'ultimo "bolscevico" Sergio De Nardis di Nomisma, che dopo aver parlato senza mezzi termini della svalutazione competitiva effettuata con l'introduzione dell'euro, ha massacrato nell'ordine Spagna, Portogallo e Italia. Ma nella foga del discorso De Nardis è andato fuori linea e ha tentato una disperata difesa del "piccolo è bello". A questo punto il "bolscevico" Prodi lo ha severamente rimbrottato, ma quello che c'era da dire era stato detto.

E Napolitano con il suo codazzo ha lasciato la sala.

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