30 ottobre 2006

LABBRA SECCHE E MAL DI TESTA

Labbra secche e mal di testa
La strana sindrome del Nucleo


Nonostante le rassicurazioni dopo l'allarme della nube di vapore, diversi operai dell'area industriale e i cittadini di Portocannone, il Comune "affacciato" sulla Valle del Biferno, hanno accusato sintomi insoliti: bruciore alle narici, labbra screpolate e vertigini. "Da giorni avvertiamo una puzza strana, simile alla varechina". E tutti si pongono la stessa domanda: ma in queste condizioni, possiamo davvero stare tranquilli?

di Carlo D'Angelo

Tutti più tranquilli? Dopo la mattinata di allarme - quella di venerdì 27 ottobre - tra la popolazione del Basso Molise, è stato spiegato che i fumi che per quasi un giorno intero si sono alzati in cielo dal Nucleo industriale, erano solo innocui vapori. Però, le spiegazioni rassicuranti della direzione della Turbogas e dell'Arpam non possono bastare per mettere in archivio con noncuranza quello che è accaduto nelle prime ore di venerdì. Presidi degli istituti scolastici dei Comuni che si affacciano sulla Valle del Biferno hanno costretto i bambini a barricarsi nelle scuole; le insegnati hanno sigillato le finestre con stracci umidi; alcuni genitori, in preda al panico, hanno abbandonato il posto di lavoro per andare a recuperare i propri figli, centinaia di persone si sono attaccate al telefono chiedendo consigli su cio che era più opportuno fare. Una mattinata degna di un film, insomma. Ma soprattutto una giornata di straordinario terrore, visto che la notizia che tiene ancora banco nella case e nelle piazze di tutto il Basso Molise fa ancora fatica ad essere assimilata così com'è. E' come se ci fosse la sensazione diffusa che c'è qualcosa di poco convincente nella versione ufficiale.

E' probabile che quella sensazione diffusa non abbia alcun fondamento. Ma il fatto è che per troppi anni nessuno dei cittadini che abitano a ridosso del Nucleo si è sentito rassicurato da qualche spiegazione convincente. Nessuna istituzione l'ha fatto davvero, cioè seriamente, e nessuna industria si è mai preoccupata di fornire spiegazioni su quello che accade al proprio interno: processi di lavorazione, sostanze utilizzate per la produzione, pericolosità delle scorie e dei fumi. Nulla. Piuttosto soltanto - raramente - vacue garanzie di efficienza, affidabilità e rispetto ambientale. E ora che la popolazione percepisce un senso diffuso di insicurezza basta una telefonata di qualche genitore preoccupato per scatenare una babilonia. Ma c'è dell'altro: perché una volta cessato l'allarme di venerdì, molti continuano a dire - nuvola di vapore o no - di sentire ancora la puzza, il bruciore delle narici o degli occhi, l'inspiegabile rinsecchimento delle labbra. E una causa deve pure esistere.

Nel pomeriggio di venerdì - quindi ad allarme cessato - buttando l'occhio sulla valle industriale da Portocannone la visione era ancora inquietante. Una densa colonna di vapore si alzava verso il cielo raggiungendo una grossa nuvola a pochi metri dal suolo, tre, al massimo quattrocento metri sul livello del mare. Aveva la stessa altezza dei paesi circostanti. E il sole in controluce enfatizzava la cupezza dei fumi creando un'immagine spettrale. In paese, in piazza Skanderbeg, due argomenti tenevano banco: l'avvenenza di Alessandra Mussolini, che era lì per la campagna elettorale, circondata da una chiassosa folla paesana, e gli strani odori che da due giorni prendevano alla gola un po' tutti. E non erano i soliti odori nauseabondi dello zuccherificio, visto che lo stabilimento saccarifero ha terminato la produzione ormai da diversi giorni. E non solo la puzza: giovani, adulti e anziani, dicevano che da un po' di tempo sentono bruciore alle vie respiratoria, arrivano a sera con gli occhi rossi e nel naso
«una puzza simile a quella della varechina», confermava un uomo infervorato in una discussione con gli amici, spiegando che fino all'una del pomeriggio di venerdì l'odore era particolarmente pungente: «Tipo quella delle officine dove si saldano metalli» incalzava un altro. Al Bar Totocalcio, invece, il proprietario e alcuni avventori parlavano con sospetto di un altro strano fenomeno: quello della bocca e delle labbra secche.

«All'inizio non ci abbiamo mai fatto caso, ma da quando abbiamo sentito il racconto di un ex manutentore di una industria chimica del Nucleo industriale di Termoli che ogni sera tornava a casa con le labbra secche e spaccate, nutriamo il sospetto che non sia nulla di buono», spiegavano tra la rabbia e la rassegnazione, tra un carico di briscola e un sorso di Peroni. Seduti sulle panchine di piazza Skanderbeg un gruppo di anziani, e tra loro anche il signor Costantino, che anni fa è stato sindaco di Portocannone. Dimenticata per un attimo la lingua arbëresh, spiegava in italiano perfetto e senza tralasciare nessun particolare, tutte le difficoltà vissute nell'arco della mattinata per sapere cosa stava accadendo. E non è stato facile avere spiegazioni: né dalla Protezione civile regionale, né andando di persona nell'area industriale «dalla quale quando sono scappato via mi sono sentito più tranquillo». Lui, e quelli che gli stavano intorno ad ascoltarlo, sono sicuri che le puzze, e le insolite sensazioni di malessere che avvertono da qualche giorno, non siano quelle dello Zuccherificio col quale sono abituati a convivere. Ma se non provengono nemmeno dalle centrale turbogas, allora quale è la causa?

I sospetti sono puntati, praticamente all'unanimità, sulle industrie chimiche. Dalla Sem, l'azienda eliotermina a due passi dalla Ge Electric, dalla quale in passato sono partite numerose segnalazioni relative a miasmi irrespirabili, confermando che
«la puzza è acuta in alcune giornate particolari, e non proviene dalla Zuccherificio. Quella la conosciamo bene, e pur se fastidiosa non fa venire il mal di testa e non ci costringe a barricarci dentro».

Anche in diverse industrie della Valle del Biferno qualcuno, nella mattinata di venerdì, ha avuto mal di testa, vertigini e bruciore agli occhi e al naso. Alcuni dipendenti che qualche ora più tardi facevano capannello di fronte ai cancelli Fiat lo testimoniavano con convinzione. Altre persone invece arrivate a Termoli da più lontano hanno avvertito mal di testa appena hanno messo piede in città. Semplice suggestione? Anche se non sapevano nulla della notizia del giorno? Oppure c'è dell'altro? Qualcosa che sfugge al controllo?

Per troppo tempo le parole e le grida di allarme di centinaia, migliaia di persone che vivono a ridosso del Nucleo Industriale sono rimaste inascoltate, o archiviate sotto la voce -paura ingiustificata- o -irresponsabile allarmismo-. Quello che è accaduto venerdì e il conseguente panico che si è scatenato ha improvvisamente alzato il coperchio su una situazione e su una richiesta di chiarimenti troppo spesso soffocata. Veleni o no, è stato finalmente spiegato che con l'accensione della Turbogas il Basso Molise si dovrà abituare a fare i conti con un cielo sovente grigio, con un aria sovente umida, con un cambiamento del clima che potrebbe perfino creare danni all'economia turistica della zona, forze anche a quella agricola. Ora è anche il caso che qualcuno spieghi se a rischio c'è anche la salute delle persone.


(Pubblicato il 30/10/2006 su Primonumero)

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