16 marzo 2009

UN NUOVO INTERVENTO PUBBLICO IN ECONOMIA

Le centinaia di migliaia di lavoratori che hanno perso il lavoro nei primi mesi di quest'anno rappresentano plasticamente la gravità della crisi.
Una crisi che non è caduta dal cielo, non è il frutto di qualche cattivo banchiere che ha falsato le regole del gioco; una crisi che è il frutto proprio di quelle politiche liberiste che i capitalisti hanno portato avanti dagli anni '80 e che sono state condivise a livello politico sia dal centro destra che dal centro sinistra. Al centro di queste politiche abbiamo avuto la finanziarizzazione dell'economia e la sistematica compressione dei salari, delle pensioni e dello welfare. Politiche tutte orientate all'esportazione e alla speculazione finanziaria a breve hanno prodotto la situazione attuale: le banche sono piene zeppe di titoli che non valgono nulla e milioni di lavoratori non hanno i soldi per arrivare a fine mese, cioè per comprare le merci e i servizi che producono. Questa crisi è quindi una crisi del meccanismo di accumulazione capitalistico, non solo una crisi economica ma ambientale e alimentare. Da una crisi di questa natura non è possibile uscire senza una radicale messa in discussione della distribuzione del reddito e del potere e senza riprogettare il modello di sviluppo: cosa, come, per chi produrre. Se non si affrontano tali nodi, l'idea che la crisi sia destinata dopo un po' a risolversi "da sola" e che quindi si tratti solo di aspettare, è sbagliata.
Da questo punto di vista è evidente che la politica che sta facendo il governo Berlusconi non è finalizzata all'uscita dalla crisi da piuttosto all'uso della crisi a fini politici.
Berlusconi sta usando la crisi per costruire una organica svolta a destra: presidenzialismo, distruzione del sindacato, attacco ai diritti sociali e civili, aggressione all'ambiente e sua mercificazione, promozione di ideologie razziste, sessiste e clericali come "religione civile" del paese.
Le ideologie reazionarie non sono un optional di questa politica: costituiscono il collante ideologico che permette di costruire consenso anche tra chi vede peggiorare la propria condizione. Bossi e il Papa svolgono la funzione deleteria che hanno svolto i nazionalisti e i nazionalismi all'inizio del ‘900. La gestione autoritaria della frantumazione del conflitto sociale è l'obiettivo berlusconiano: il clerico fascismo per l'appunto. L'obiettivo della destra non è quindi l'uscita dalla crisi ma l'uso della stessa per costruire un regime reazionario.
Per uscire dalla crisi a sinistra e quindi per sconfiggere il progetto berlusconiano è quindi necessario costruire un movimento di massa per l'alternativa. Senza un progetto alternativo che unisca la difesa degli interessi materiali immediati ai valori civili e la proposta di uno sviluppo alternativo, di una rivoluzione ambientale e sociale dell'economia, non è possibile uscire positivamente dalla crisi.
Per questo dobbiamo far vivere dentro le lotte, a partire da quelle organizzate dalla Cgil e dal sindacalismo di base, la costruzione di una piattaforma di alternativa: pesante redistribuzione del reddito e salario sociale per tutti i disoccupati, intervento pubblico in economia per praticare la riconversione ambientale e sociale della stessa, proposta di un nuovo umanesimo laico che veda nell'autodeterminazione degli uomini e delle donne il punto focale. Per superare la frammentazione sociale e la guerra tra i poveri è decisivo che una piattaforma concreta di riunificazione sociale viva dentro la costruzione delle lotte.
Per questo dobbiamo proporre a livello europeo una radicale messa in discussione dell'Europa di Maastricht, costruita da socialisti e popolari, che ha costituzionalizzato il neoliberismo e il cui monumento è la Banca Centrale Europea, dove un pugno di tecnocrati decidono delle nostre vite senza alcun vincolo democratico e sociale.
La tassazione delle rendite finanziarie, la tobin tax sulle transazioni speculative, la rottura di ogni relazione finanziaria con i paradisi fiscali, la possibilità per i lavoratori di tornare in possesso del loro Tfr abbandonando i Fondi Pensione sono tutti elementi di questo disegno che dobbiamo far valere nelle lotte e nelle elezioni europee.
Il punto centrale di questo progetto è la proposta di un nuovo intervento pubblico in economia. Berlusconi propone un intervento pubblico distruttivo delle relazioni sociali e dell'ambiente: dal via libera alla speculazione edilizia alle centrali nucleari. Noi dobbiamo proporre un intervento pubblico che, a partire dalla nazionalizzazione delle banche e dallo stop ai
contributi alle imprese, attivi ricerche e produzioni finalizzate alla soddisfazione dei bisogni sociali e non ai profitti.
Il livello europeo e quello delle lotte sono i terreni decisivi per la richiesta dell'alternativa. Uscire dal chiacchiericcio del bipolarismo tra simili che caratterizza il dibattito politico italiano e far emergere la concreta urgenza dell'alternativa nelle lotte e nella campagna per le europee è il nostro compito.

Paolo Ferrero