03 febbraio 2010

CANDIDATE DISOBBEDIENTI, PER IL BENE COMUNE



"Candidare una donna deve servire ad infrangere le regole sbagliate, altrimenti è un’occasione perduta"
 di Tiziana Bartolini


La doppia candidatura al femminile alla Regione Lazio Bonino - Polverini è stata accolta in modo positivo e non si può non essere d’accordo, ma... C’è un ‘ma’, che un articolo apparso su ‘la Repubblica’ del 30 dicembre aiuta a spiegare. Shulim Vogelmann (un passeggero che ha assistito all’episodio trovandosi sul vagone) ha raccontato la vicenda del controllore (donna) che ha chiesto ad un ragazzo con handicap sprovvisto di biglietto di pagare, oltre al costo del viaggio, anche la multa di 50 Euro, importo che però il ragazzo non aveva. La vicenda ha sollevato molte polemiche cui si sono aggiunte anche le testimonianze di altri passeggeri e le FS hanno fatto precisazioni e hanno attivato una indagine interna. Quello che ci interessa cogliere, prendendo spunto dal fatto specifico, è che il problema si è generato per la necessità e volontà di applicare un regolamento. Michela Marzano il giorno successivo ha commentato l’episodio sempre sullo stesso quotidiano osservando che, ferma restando la necessità di regole senza le quali il vivere civile è impossibile, “una legge ingiusta non obbliga in coscienza e quindi si può, anzi si deve, trasgredirla” perchè “esiste sempre la possibilità di fare appello alla propria coscienza”. Ma come si concilia la necessità delle regole e del loro rispetto con casi specifici e valutazioni ‘in coscienza’? “La burocratizzazione delle coscienze non permette mai di promuovere il bene comune - scrive la Marzano, e aggiunge –. Rispettiamo le regole ma impariamo anche ad adattarle alle circostanze. Non basta ‘fare il proprio dovere’ per essere in pace con la propria coscienza”. L’esempio che fa la Marzano è estremo ma efficace: Adolf Eichmann, che aveva coordinato il trasferimento degli ebrei verso i campi di sterminio, si proclamava innocente perchè ‘aveva solo obbedito agli ordini’. Le regole e il loro rispetto, la coscienza e l’autonomia sono categorie che come donne ci riguardano molto da vicino. La protagonista dell’episodio è una giovane donna che ha interpretato il suo ruolo ‘di potere’ seguendo le procedure e il risultato è una figura professionale asessuata che, secondo alcuni, non avrebbe mostrato nella specifica circostanza l’umanità necessaria, ma che nessun regolamento può prescrivere. Ecco dove le due vicende delle candidature Bonino/Polverini e della ragazza-controllore (apparentemente lontane e diverse) trovano una connessione stretta: come interpretano e gestiscono i poteri le donne ? Fino a che punto possono spingersi senza smarrire il loro specifico femminile? Veniamo dunque alle elezioni regionali e alle due candidate, autorevoli e forti di un’immagine di onestà, merce rara e quindi molto apprezzabile. La sfida è alta e, mai come questa volta, le elettrici potranno fare la differenza. La partita che si gioca nella Regione Lazio ha un peso notevole sul piano politico, soprattutto dopo la conquista del Comune da parte del centrodestra. Ma, prima ancora che tra i due schieramenti, la sfida è alta perchè in campo ci sono due figure femminili sulle quali pesa la responsabilità di mostrare, se e come, candidare donne costituisca una novità politica. La domanda che le donne pongono a Emma e a Renata è ‘da Presidente riuscirai a mantenere, anzi ad imporre, il tuo specifico femminile?’Alle donne che raggiungono posti di potere si chiede di governare e non di comandare, di mostrare la capacità di rimanere donne affrontando ogni provvedimento con un’ottica femminile. Attenzione alle politiche di genere, certo, ma oltre che nel numero delle assessore ci si aspetta da una donna il coraggio di cambiare marcia anche nei provvedimenti che riguardano l’urbanistica, i rifiuti o la sanità, ambiti dove girano tanti soldi e c’è poco da scherzare. Dalle donne ‘alla guida’ si pretende la differenza nella pratica politica e che abbiano la capacità di aprire la strada alle nuove idee che la nostra società complessa richiede. Si pretende che non si facciano sottomettere dalla politica miope che annienta l’entusiasmo di molti per soddisfare l’arroganza di pochi. In altre parole, il punto è se riusciranno a tenere testa alle pressioni dei vari gruppi di interessi. A partire dalle prime battute in campagna elettorale. A tal proposito sono pericolose le dichiarazioni della Polverini sulla RU486 perchè possono essere interpretate come sottomissione ai dictat del Vaticano. Ecco l’altro punto. Sottomissione o autonomia. Come donne e cittadine pretendiamo che da Presidenti rispettino e facciano rispettare le leggi, ma chiediamo loro, al tempo stesso, la capacità di ‘disobbedire’ alle regole - non scritte - della cattiva politica. Citiamo di nuovo la Marzano, pensando alla ribellione come pratica indispensabile per “promuovere il bene comune”. Le donne hanno vinto quando hanno disobbedito, e candidare una donna deve servire ad infrangere le regole sbagliate, altrimenti è un’occasione perduta. E un fallimento di tutte noi.
(febbraio 2010)
da http://www.noidonne.org/

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