19 febbraio 2010

LE COSE DA FARE


Residenze Sanitarie Assistenziali, le cose da fare secondo Maruccio

L’assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio: “Lo sforzo maggiore, nella prossima legislatura, sarà quello di aumentare i posti nelle RSA laziali, per eliminare le liste di attesa e assicurare a tutti l’assistenza di cui necessitano”

Roma – “Le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) sono strutture residenziali extraospedaliere gestite da soggetti pubblici o privati e accreditate dalla Regione Lazio”, spiega l’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Vincenzo Maruccio, che poi aggiunge: “I destinatari dei servizi sono persone adulte o anziane con diversi livelli di dipendenza per i quali non è necessario il ricovero ospedaliero, ma neppure è possibile la loro permanenza a casa: necessitano di interventi di riabilitazione funzionale o mentale, sono portatori di patologie stabilizzanti di natura fisica, psichica, sensoriale mista. Per queste persone le RSA offrono ospitalità permanente. Una realtà variegata, che nella nostra regione presenta numeri importanti: 6.000 utenti già ricoverati, circa 8.000 in lista di attesa, mediamente 3-5 anni, oltre 600 strutture fra RSA e socio-assistenziali, oltre 12.000 addetti in tutto. Trattandosi di servizi di natura sia sociale sia sanitaria, la ripartizione dei costi e delle competenze attualmente è sostenuta al 50% dalla quota sociale e al 50% da quella sanitaria. La quota sanitaria, indipendentemente dal reddito del paziente, è completamente a carico della Regione Lazio, mentre la quota sociale richiede un contributo da parte dell’utente, aiutato dai Comuni per i redditi inferiori a euro 13.000 ISEE. In concreto, il costo per le famiglie si aggira in una quota compresa fra 1.600 e 2.000 euro al mese, cifre non alla portata della maggior parte dei congiunti”.

“Dunque un problema serio che richiede numerosi interventi, primo fra tutti quello che tenda a creare equità reddituale – argomenta Maruccio, avanzando una serie di proposte concrete per sanare questa situazione –. Sarebbe opportuno, inoltre, che la Regione versasse i fondi relativi alla quota sanitaria direttamente alle strutture, senza passare per i Comuni, velocizzando l’iter ed evitando di gravare sulle famiglie, che si trovano spesso ad anticipare dei capitali. Sarebbe poi necessaria una maggiore flessibilità nella ripartizione delle quote di spesa tra aspetto sociale e sanitario, valutandolo caso per caso a seconda dei problemi reali dei pazienti: un meccanismo che farebbe subito risparmiare il 30% della spesa pubblica, con maggiore vantaggio per le famiglie. Infine, si dovrà puntare su corsi di qualificazione per il personale, con l’obiettivo di creare occupazione e migliorare l’offerta sociale. Ovviamente lo sforzo maggiore, nella prossima legislatura, sarà quello di aumentare i posti nelle RSA della regione, per eliminare le liste di attesa e assicurare a tutti l’assistenza di cui necessitano”

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