26 gennaio 2010

AUMENTA LA PRESSIONE FISCALE, GLI EVASORI STAPPANO LO CHAMPAGNE


                                                                                                       

di Fulvio Lo Cicero

Nel 2010, il “Tax Freedom Day” si avrà con un giorno di ritardo (22 giugno). Lavoratori dipendenti sempre più tartassati mentre cresce l’area dell’evasione fiscale. Centrati gli obiettivi della destra al potere.
Secondo i calcoli congiunti del “Corriere della sera” e della Cgia di Mestre, quest’anno il “Tax freedom day” (cioè il “Giorno della liberazione fiscale”; infatti non si capisce perché si debba sempre utilizzare l’inglese quando si scrive in lingua italiana) avverrà con un giorno di ritardo rispetto al 2009. Ciò significa che un impiegato inizierà a guadagnare soldi per se stesso e per la sua famiglia a partire dal 174mo giorno dell’anno (cioè il 22 giugno), mentre un operaio potrà festeggiare la “liberazione” il 125mo giorno dell’anno (cioè il 4 maggio).
Se il giorno della liberazione fiscale ritarda di ventiquattro ore significa che la pressione tributaria è aumentata ma non perché impiegati e operai abbiano guadagnato di più; al contrario, ciò che produce l’aumento del prelievo è il “fiscal drag”, effetto economico ben noto alla letteratura finanziaristica, consistente nel fatto che, in presenza di sistemi di prelievo di tipo progressivo (disposti dalla nostra Costituzione, articolo 53, secondo comma), i lavoratori dipendenti subiscono un inasprimento di imposte in ragione di aumenti di reddito soltanto nominale. Se, infatti, da un anno all’altro, quest’ultimo aumenta del 2,5% e l’inflazione si posiziona allo stesso livello percentuale, il reddito non è affatto cresciuto in termini reali ma cresce comunque il prelievo, in conseguenza di un’aliquota marginale maggiore. Il risultato è che, complessivamente, il lavoratore si ritrova con un reddito inferiore.
Come neutralizzare il fiscal drag
Il fiscal drag potrebbe essere neutralizzato se solo si volesse. Sarebbe infatti sufficiente quella che viene definita “manutenzione fiscale”, cioè un adattamento del sistema dei tributi all’inflazione conteggiata, magari con un intervento correttivo sulle deduzioni o sulle detrazioni. In questo modo, il prelievo netto sulle buste paga avverrebbe sempre sugli aumenti “reali” e non “nominali” del reddito e diventerebbe, dunque, neutro. Ma, nonostante i ripetuti inviti in tal senso della Cgil ad un governo sordo e cieco, come sempre, ai principi di equità fiscale, la manutenzione non avviene perché si preferisce mantenere un’imposta surrettizia (il fiscal drag, appunto), cioè un prelievo aggiuntivo posto sulle spalle dei ceti sociali più deboli e sempre più prosciugati dal sistema di prelievo tremontiano. Si è calcolato che l'ammontare del fiscal drag annuale non sia inferiore ad un quinto del gettito dello scudo fiscale, quindi circa un miliardo di euro. Tutto a carico dei lavoratori dipendenti.
Un governo che aiuta soltanto gli evasori
Se si ripensa alle accuse che gli attuali esponenti della destra rivolgevano al “vampiro” Visco, fomentando una rivolta fiscale contro l’uomo del Governo Prodi che avrebbe sempre più impoverito gli italiani con i suoi mille balzelli, viene da ridere, constatando come sono proprio gli attuali responsabili della politica finanziaria del Governo Berlusconi ad aver aumentato la pressione tributaria e aver messo, dunque, realmente le mani nelle tasche degli italiani. Ma, come ripetiamo oramai da troppo tempo, il problema è che la maggioranza degli italiani non conosce la verità delle cose, o meglio, conosce una realtà ampiamente deformata, imbottiti come sono dei bollettini degli house-organ del Cavaliere, TG1 e TG5 in prima fila.
I numeri, nella loro fredda oggettività, ci dicono qualcosa di assai diverso da quanto ci riferiscono quotidianamente le cronache di Augusto Minzolini e di Clemente Mimun. Come mostra Ruggero Paladini in una nota analitica del Nens (il centro studi fondato da Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani), che si fonda sui dati ufficiali della Banca d’Italia, il saldo Irpef del maggio 2009 ha subito un vero e proprio tracollo, pari al 21,8% rispetto al 2008 (passando da 7,43 miliardi a 5,809). Fra il 2006 e il 2007, il saldo era aumentato, passando da 5,461 a 7,440 miliardi. Paladini fornisce una spiegazione convincente a queste cifre. Il loro andamento segue direttamente il cambiamento di Governo, verificatosi nel maggio 2008, a seguito della vittoria della destra berlusconiana e del suo chiaro programma di smantellamento degli strumenti anti-evasione del “vampiro” Visco, cosa che si verifica immediatamente, come uno dei primi atti di questa maggioranza parlamentare (tracciabilità dei pagamenti, obbligo del registro dei fornitori, obbligo della fatturazione elettronica, ecc.). L’anno dell’insediamento del Governo Berlusconi, il saldo Irpef sostanzialmente tiene (per i redditi del 2007, con Prodi Presidente del Consiglio); l’anno successivo, quando la maggioranza di destra è oramai stabilmente insediata nell’amministrazione finanziaria, si ha un vero e proprio crollo delle entrate. Gli italiani hanno subito compreso che aria tira e coloro che possono evadere lo fanno a man bassa, impoverendo il gettito statale. Tremonti, tutto contento per i risultati ottenuti, dispensa i suoi soliti premi agli evasori, di cui lo scudo fiscale è il più ricco e ambito.
da http://www.dazebao.org/

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