26 gennaio 2010

Le candidature di Vendola e Bonino fanno paura alla destra


di Alessandro Cardulli


Arrivano tanti medici al capezzale del Pd. Ognuno si preoccupa per l'avvenire del partito dopo che Nichi Vendola ha stravinto le primarie.Primarie sui generis perché non erano né di partito né di coalizione. Si permettono anche di offendere quasi duecentomila cittadini pugliesi che al 73% hanno dato il voto al presidente della Regione, considerati il" vecchio" che,purtroppo, prevale sul "moderno riformismo".

Ovvio che si tratta di solideriatà pelosa di cui il Pd dovrebbe fare a meno rimandando al mittente. Ma in questo coro che unisce centristi, leghisti, esponenti del Pdl, con l'aggiunta delle sciocchezze di Ruteli, sempre più con lo sguardo volto oltre Tevere ,c'è qualcosa che merita di essere messo in evidenza. I media, nelle loro prime analisi ,si sbizzarriscono su chi ha vinto e chi ha perso. D'Alema in questo quadro fa la parte del leone. Del resto se le va a cercare quando dice ,per esempio, che lui non ha mai perso. Dimentica la nefesta bicamerale con lo sgambetto che gli fece Berlusconi. Ma ognuno è libero di ricordare ciò che vuole. La caccia al colpevole, al reo confesso, la divisione nelle diverse correnti, sottocorenti, gruppi che popolano il Pd la lasciamo ai finti politologi, ai retroscenisti a comando. Due sono le riflessioni che ci sentiamo di fare. La prima riguarda il fatto che in questa vicenda pugliese ha perso l'intero Pd.
La seconda è che la candidatura di Vendola decisa da decine di migliaia di elettori e quella di Emma Bonino nel Lazio, che interviene a piede teso e si conquista sul campo la simpatia della base del Pd, fanno paura al Pdl e alla Lega. Andiamo per ordine.
, maggioranza e minoranze, è chiamato in causa. La Puglia, chissà perché questa regione, era stata scelta come
Il Pd non conosce se stesso
Non è difficile capire perché tutto il Pd avamposto per una politica di alleanze che guardava lontano: l'Udc diventava un tassello importante in vista di possibili nuovi equilibri fra le forze politiche e di governo. Il Congresso stesso aveva bocciato l'ipotesi veltroniana di un partito che fa da sé, di un bipolarismo all'americana : il Pd e il Pdl con la Lega. Gli elettori avevano frantumato questa ipotesi.
Il miraggio di coalizioni riformiste
Quindi la ricerca di nuove alleanze, di costruire coalizioni "riformiste",mettendo in un angolo le frantumate sinistre di alternativa. Primo errore: il laboratorio in Puglia non può che fare i conti con chi, come Vendola, ha sconfitto la destra ed ha ben governato come gli è stato riconosciuto dallo stesso Pd. Oggi D'Alema commentando la sua vittoria dice che è una persona " radicata nel territorio e popolare". Allora perché sacrificarlo sull'altare di Casini? La realtà è che il Pd ha perso qualsiasi contatto con i propri iscritti, militanti, con gli elettori. Le primarie, cui non siamo particolarmente affezionati, speriamo abbiano fatto capire al gruppo dirigente che solo con un bagno nel popolo dei Democratici il partito può vivere, rafforzarzi, diventare il punto di riferimento delle forze di opposizione. Per altro verso la vicenda del Lazio con la candidatura di Emma Bonino è un segnale ben preeciso. All'interno del partito non c'è più " spirito di servizio". Non ci sono dirigenti capace di lasciare il loro posto al sole per affrontare, aèppèunto al servizio dei cittadini, campagne eletttorali in cui si può anche perdere. Un segno anche questo dirocira un partito che perde il rapporto con il suo popolo.
Il "terzo forno" dell'Udc di Casini
E' il Pd che ha procurato a Casini l'acqua per galleggiare. In Puglia Vendola diventa il diavolo, vade retro Satana, ed allora ecco la candidatura delle Poli Bortone, il "terzo forno" come dice Pier. Vendola e Bonino spaventano la maggioranza berlusconiana perché si presentano in due regioni difficili, che fanno gola. Rappresentano una rottura rispetto al modo di fare politica, i loro veri comitati elettorali sono i cittadini che li hanno votati con le primarie in Puglia, i circoli del Pd, movimenti, associazioni ne non solo quelle che fanno capo ai radicali, nel Lazio. Si troveranno di fronte un vecchio assessore della Giunta presieduta da Fitto manda a casa dalla coalizione di Niche Vendola e una candidata come la Polverini, una costruzione mediatica più che sindacale, accarezzata da Donna Almirante, da Storace, dal fascistume che fa il saluto romano. Dice sempre Pierferdi Casini: noi sosteniamo lei non abiamo rappporti con la coalizione. Già ma lei i rapporti ce li ha e sono proprio con quel vecchio mondo romano, aristocrazia più omeno nera, In quel forno il capo dell'Udc rischia di bruciarsi.
da http://www.dazebao.org/

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